Il sindaco fu arrestato nell'operazione Iris. Sciolto il comune di Delianuova

L’ex primo cittadino è finito in manette nel settembre scorso nell’ambito dell’inchiesta condotta dal comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria contro il clan Alvaro

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di Angela  Panzera
21 novembre 2018
06:58

Il Consiglio dei Ministri riunitosi, martedì 20 novembre 2018 su proposta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Delianuova (Reggio Calabria). Quanto sopra, dopo la sospensione del sindaco, in esito ad approfonditi accertamenti dai quali sono emerse forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che espongono l’amministrazione a pressanti condizionamenti e ne compromettono il buon andamento.

 


L’ex primo cittadino Fabio Rossi, sospeso anche dalla carica di consigliere della città metropolitana reggina, è stato arrestato nel settembre scorso nell’ambito dell’operazione “Iris” condotta dal comando provinciale dei Carabinieri contro il clan Alvaro attivo a Sinopoli e nei centri vicini della Piana di Gioia Tauro.  Rossi è accusato dalla Dda dello Stretto di associazione mafiosa in quanto ritenuto il «referente politico della cosca Alvaro in seno al comune di Delianuova, eletto con i voti della mafia e “collocato” nella carica pubblica dalla ‘ndrangheta per farne gli interessi».Una presunta intraneità contestata grazie alle numerose intercettazioni captate all’interno della “casetta” ossia il casolare in contrada Scifà, il luogo nevralgico per gli Alvaro, dove in processione sfilavano mafiosi e referenti. Le cimici dell’Arma infatti hanno documentato continue riunioni, mascherate da “mangiate”, e un “andirivieni” costante di esponenti di tutti i mandamenti di ‘ndrangheta reggina. Al casolare è stata registrata la presenza delle ‘ndrine “Pelle-Gambazza” di San Luca, dei Mollica di Africo, dei Rugolino di Catona, quartiere alla periferia Nord di Reggio, e poi degli Ietto di Natile di Careri, fino ai Condello di Varapodio, i De Stefano, cosca egemone del reggino, e ovviamente dei clan più influenti della Piana come i Guadagnigno e i “Papalia” di Delianuova, i Mazzagatti di Oppido Mamertina e La Rosa di Giffone. Un vero e proprio “quartier generale” dove venivano condivise le strategie criminali, venivano distribuiti appalti e lavori da accaparrare con estorsioni e infiltrazioni nei cantieri.

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