Antiche zavorre

La sanità in Calabria è ancora divorata da vecchi debiti: 11 milioni di interessi passivi sono un macigno sul bilancio

La Corte dei Conti rileva però un miglioramento nella gestione delle anticipazioni di cassa. Si sgonfia l'indebitamento complessivo, resta il problema dei ritardati pagamenti. E sull'operato dei vertici delle aziende il giudizio rimane sospeso

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di Luana  Costa
27 luglio 2024
11:02

Undici milioni di interessi passivi. I passi in avanti compiuti restano ancora zavorrati da antichi macigni. In particolare, si tratta delle somme che le aziende sanitarie e ospedaliere calabresi pagano ogni anno a causa dei ritardati pagamenti e del generale indebitamento. In un quadro di complessivo miglioramento alcune ataviche criticità restano cristallizzate nell'annuale verifica compiuta dalla sezione regionale della Corte dei Conti.

La zavorra degli interessi 

Ancora nel 2023 il sistema sanitario si è dovuto sobbarcare i costi di ormai note disfunzioni: 11 milioni di interessi passivi, in crescita del 22% rispetto allo scorso anno. Spese che incidono maggiormente sui conti delle aziende sanitarie provinciali - nove milioni nel 2023 rispetto ai quasi sette milioni del 2022 - rispetto a quelle ospedaliere che, invece, hanno fatto registrare quest'anno una lieve flessione del fenomeno.


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Denaro in prestito

La voce di costo è da ascriversi in maggiore misura alle anticipazioni di cassa, ovvero agli interessi pagati alle banche per ottenere denaro in prestito: un milione in più rispetto al 2022. Abbattuti di tre milioni, invece, gli interessi maturati dalle aziende per altre ragioni «grazie alle azioni intraprese dalla Regione», lo scrive la presidente della sezione controllo della Corte dei Conti nella sua relazione.

Azione di monitoraggio

Ovvero, maggiori trasferimenti di somme dalla gsa (gestione sanitaria accentrata) alle aziende, nel 2023 il flusso di denaro ha toccato quota 388 milioni, e ad un «continuo monitoraggio sulle risorse oggetto di pignoramenti sui conti di tesoreria delle singole aziende». Secondo la Corte dei Conti, ciò «avrebbe già condotto a risultati concreti», anche grazie a rimesse mensili più puntuali.

Indebitamento di un 1 miliardo e mezzo

Si sgonfia «l'indebitamento complessivo del sistema sanitario» dopo la fiammata del 45% registrata tra il 2021 e il 2022, lo scorso anno ha registrato una flessione del 13% con un debito complessivo stimato di oltre 1 miliardo e mezzo. Dall'analisi condotta dalla Corte dei Conti, tra le voci con un maggior incremento si annoverano i debiti nei confronti della Regione (+104%), i debiti nei confronti dell'istituto tesoriere (92% nel 2023, dopo l'incremento del 241% del biennio precedente).

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Il debito scaduto

Diminuiti, invece, i debiti nei confronti dei fornitori (-15%), sebbene questi continuino a «mantenere un peso determinante, pari al 60%, sull'indebitamento complessivo». Nel 2023 complessivamente il debito scaduto è pari al 107%, in aumento rispetto allo scorso anno (88%). Qualche perplessità la sezione controllo la esprime in relazione alla costituzione del fondo rischi.

Il fondo rischi

A fronte di una esposizione debitoria potenziale di 920 milioni, ovvero il valore delle cause intentate, il fondo rischi è pari a 441 milioni. Secondo la Corte dei Conti, sono 861, «un numero consistente», le cause con un valore indeterminato «con inevitabile incidenza sul contenzioso complessivo».

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Il giudizio sospeso

Resta sospeso, invece, il giudizio ma questa volta della struttura commissariale nei confronti dei vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere. L'attività per verificare l'effettivo conseguimento degli obiettivi di mandato risulta «ancora in fase istruttoria», è quanto emerge ancora dalla relazione. I risultati che i commissari straordinari e direttori generali avrebbero dovuto raggiungere sono stati fissati con decreto per l'annualità 2022 ma da allora non è stato prodotto alcun provvedimento o valutazione. Per il 2023 non risultano nemmeno assegnati gli obiettivi.

Effetto traino

Una sottolineatura che fa il paio con l'inerzia ravvisata dal procuratore regionale della Corte dei Conti nei gangli amministrativi delle aziende calabresi, in contrasto ad un evidente attivismo della struttura commissariale. «Non c'è una realtà aziendale virtuosa» ha chiosato Ermenegildo Palma esprimendo così quella valutazione che ai piani alti della Cittadella sembra essere stata rimandata. 

 

  

Giornalista
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