La cerimonia

Salam aleikum piccolo Anàs: le lacrime di Lamezia Terme per il bimbo di sei anni annegato in un naufragio

FOTO - VIDEO | In piazza Mazzini questa mattina si sono ritrovate due comunità unite dalla tragedia. Il vescovo: «Governare l’umanità con l’accoglienza e il riconoscimento dell’altro». L’Imam: «Noi siamo stati colonizzati per secoli e lo siamo ancora». Il ringraziamento per aver scoperto l’identità del piccolo

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di Alessia Truzzolillo
9 agosto 2024
13:40

Due comunità unite hanno salutato la partenza della piccola bara bianca di Anàs. Hanno portato dei fiori, si è pregato in due lingue, ognuno ha usato i riti della propria tradizione e cultura. Come dovrebbe essere sempre.
La morte, purtroppo, riunisce e non ci si lascia soli nel dolore. In piazza Mazzini, questa mattina, con una piccola cerimonia la comunità di Lamezia Terme si è accomiatata da Anàs Zouabi, sei anni, i cui poveri resti, dopo aver vagato per mesi in mezzo al mare, tornano in Tunisia per riposare ed essere vegliati dalla madre. Il padre, invece, è ancora disperso nel Mediterraneo, dove ha avuto luogo, al largo delle coste siciliane, il naufragio che a febbraio scorso si è portato via 18 persone.

Il saluto del vescovo di Lamezia: Salam aleikum. Wa alaykum al-salam

Il vescovo di Lamezia Parisi e l'Imam Fatnassi

La pace sia con voi. Con voi sia la pace. Il vescovo di Lamezia Terme, Serafino Parisi, ha ricordato il senso profondo di questo saluto: «Dice la necessità di costruire relazioni di pace. Salam aleikum è un saluto che indica la necessità di andare incontro all’altro». Ma non si resta indifferenti davanti alla piccola bara bianca: «C’è un uomo, c’è un fratello, c’è un bambino». Il vescovo ha ricolto un pensiero alle «speranze che stanno fuori, quelle che ancora potrebbero governare l’umanità con l’accoglienza e il riconoscimento dell’altro, non come un antagonista, un avversario ma come un fratello».


La denuncia dell’Imam: «Noi siamo stati colonizzati per secoli e lo siamo ancora»

Procuratore Curcio depone una mazzo di fiori per Anàs

«Avremmo dovuto riunirci in una occasione più gioiosa – ha detto l’Imam Ammar Fatnassi – ma siamo difronte alla bara di un bambino che non ha visto nulla della vita. Un bambino nato in Tunisia e morto qua. Questo è il mondo, un mondo malvagio e di squilibrio ed egoismo. Questo mondo fatto di multinazionali che accaparrano tutte le ricchezze da una parte del mondo». L’Imam ha indicato la comunità islamica presente: «Queste persone vengono da nazioni ricche, molto ricche. L’Africa ha non meno del 60 percento delle ricchezze del mondo. E i popoli più poveri del mondo sono gli africani e gli asiatici. In Europa non c’è oro, petrolio, uranio, zinco, gas. Esistono nei nostri Paesi, anche in Tunisia. La differenza sta qui: dittature, ingiustizie sociali, guerre civili innescate e promosse dall’altra parte del mare. Noi siamo stati colonizzati per secoli e lo siamo ancora. La Francia e l’Inghilterra in primis. I nostri capi di Stato non li abbiamo scelti noi: sono stati imposti».

«Grazie di non aver abbandonato questo bambino»

Turi,Curcio e Bruscia: l'autorità giudiziaria e investigativa saluta Anàs

L’Imam ha poi voluto ringraziare «il dirigente del commissariato di Lamezia Terme che mi ha chiamato e ha espresso il desiderio di fare questo saluto. Mi ha commosso. Grazie al procuratore della Repubblica che ha condotto le indagini per scoprire l’identità di questo bambino. Grazie alle autorità locali tutte perché è un bambino morto e potevano spedirlo da qualsiasi parte. Ringrazio chi non ha guardato la lingua, la nazionalità o la fede ma hanno visto in lui un uomo, un uomo che si è avventurato con suo padre e la sua vita è stata interrotta al primo passo».

Non ha voluto parlare o esprimere pensieri il procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio. Hanno detto molto, però, il viso segnato dalla commozione e i fiori lasciati sulla piccola bara di Anàs.

Anàs che, come ha ricordato il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, avrebbe dovuto trovarsi in quella piazza che oggi lo commemorava a giocare a pallone.E non dentro una bara bianca.

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