Due agenti della polizia penitenziaria sono stati aggrediti nel carcere di Rossano (Cosenza). Secondo quanto affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato di categoria Sappe, e Damiano Bellucci, segretario nazionale della stessa sigla sindacale, un detenuto di origine tunisina, probabilmente affetto da disagi psichiatrici, ha aggredito senza alcuna ragione i due agenti che hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche, riportando lesioni giudicate guaribili in 10 e 15 giorni.


«Nelle carceri italiane e calabresi - si legge in una nota del Sappe -la situazione è sempre più complicata, a causa di tanti problemi non risolti dalla politica e dall’amministrazione. Uno di questi è proprio il disagio psichiatrico. Dopo la scellerata legge che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari, tale disagio è stato interamente riversato nelle carceri, a carico della polizia penitenziaria che non è preparata e non ha i mezzi per gestire questi problemi; problemi che necessitano di una gestione prevalentemente sanitaria. L’amministrazione - lamenta il sindacato - non ha finora emanato un protocollo operativo e regole di ingaggio chiare e precise per gestire gli eventi critici e la polizia penitenziaria deve operare a mani nude, contro detenuti violenti. Non viene fatta alcuna formazione specifica e mancano caschi e scudi adeguati. Da tempo chiediamo in dotazione il Taser, per proteggere gli agenti da gesti violenti costanti e quotidiani. A livello nazionale le aggressioni e le colluttazioni sono oltre 7000 all’anno. I vertici dell’amministrazione e il governo non - sostiene il Sappe - riescono ancora a dare risposte certe su tale fenomeno».