L’intervista

Rende, il Tar conferma la revoca della concessione dello stadio. Il presidente della squadra: «Non sono un mafioso e non sono indagato»

VIDEO | Fabio Coscarella denuncia: «Sul mio conto copia/incolla della relazione prefettizia. Si dice che sia implicato nel processo Coffee Break, ma sono stato assolto nel 2012». E porta i documenti in conferenza chiedendo un confronto con i commissari e un incontro col Prefetto

di Antonio Clausi
5 luglio 2024
15:00

«Voglio un incontro pubblico con Santi Giuffè, Rosa Correale e Michele Albertini». Fabio Coscarella, presidente del Rende Calcio, non va tanto per il sottile in merito alla vicenda della revoca della concessione dello stadio Lorenzon. Ritiene il provvedimento della triade commissariale illegittimo, così come la sentenza del Tar che respinge il suo ricorso. «I giudici richiamano la relazione prefettizia dove risulto erroneamente imputato nell’inchiesta Coffee Break - spiega - pertanto viene ritenuto sulla scorta di questo errore “giusto continuare a bonificare territorio”. Non emerge solo questo, però, perché anche il mio cognome è stato riportato in modo errato a margine di un copia/incolla. A scuola quando copiai un compito presi 2 in pagella».

Coscarella e la vicenda dello stadio Lorenzon di Rende

Tutto nasce da una delibera del 16 aprile scorso della terna commissariale, la numero 74 per l’esattezza, con cui la concessione dello stadio di Rende veniva immediatamente revocata sulla base dell’articolo 145 del Tuel. In sintesi l’articolo prevede che eventuali concessioni possono essere revocate d’autorità in qualsiasi momento qualora ravvisi situazioni di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso connesse all’aggiudicazione di appalti di opere o di lavori pubblici o di pubbliche forniture ovvero l’affidamento di servizi pubblici locali.


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Il Lorenzon era stato concesso alla società del Rende, presieduta da Fabio Coscarella, dall’allora amministrazione Manna. In realtà l’affidamento è precedente ed era stato confermato nel 2014 anche dal commissario prefettizio, Maurizio Valiante, subentrato dopo le dimissioni dell’allora sindaco Vittorio Cavalcanti. Se allora però la concessione era su base annuale, l’amministrazione Manna decise di prolungarla per un periodo di nove anni, prorogabili di altri nove.

Secondo i commissari quell’atto presentava più di un’ombra e l’ordinanza del 5 giugno scorso del Tar gli dà ragione. Nell’ordinanza, infatti, si richiamano tutti gli atti che hanno portato allo scioglimento del Comune di Rende. In particolare viene richiamata la parte della relazione della Commissione di indagine che registra il coinvolgimento di Coscarella nell’operazione Coffee Break, condotta nel 2009, che ha coinvolto l’organizzazione criminale legata al clan Muto unitamente a imprenditori e professionisti. «Per quanto riguarda il sottoscritto - dice Coscarella - quella storia si è conclusa nel 2012 con un’assoluzione in formula piena. La vicenda non riguardava discorsi di mafia o altro, ma episodi che ho chiarito in due settimane». A supporto di tali tesi ha esposto una serie di atti ufficiali e finanche il casellario giudiziario pulito.

«Io trattato come un mafioso, futuro del Rende a rischio»

«I commissari prefettizi di Rende - aggiunge Coscarella alla presenza dei suoi legali Francesco Calvelli e Luigi Lombardi - hanno applicato nei miei confronti la 145 come se io oggi fossi implicato in questo procedimento, che tuttavia è già concluso da dodici anni. La questione è stranissima perché negli ultimi otto mesi c’è stato un fitto scambio di pec con la triade».

Nel suo excursus di scambio epistolare e di documenti si focalizza in particolare su una data. «Il 2 aprile mi viene chiesto di volturare un’utenza energia elettrica, addebitabile anche alla Rende Servizi, nonostante sia assente un Pod che ne attesti lo storico dei consumi. Dirigenti del Comune mi chiesero inoltre di firmare un verbale con cui mi impegnavo ad assorbire ogni spesa dal primo luglio 2016. Viceversa – sostiene che gli sia stato detto - ognuno sarebbe andato per propria strada».

Il 16 aprile fu firmata la delibera di revoca, definita «di pancia, che non tiene conto di nulla e che parte presupposti falsi». «In base ai recenti pronunciamenti del Tar - spiega ancora - ho chiesto un incontro urgente al Prefetto perché lo Stato mi deve tutelare dinanzi ad una simile ingiustizia. Deve tutelare anche i 210 bambini che stanno andando nelle altre strutture del territorio per poter praticare sport». «Il patrimonio del Rende Calcio è depauperato – conclude Fabio Coscarella - così come quello emotivo. Ma è giusto che si conosca la portata dell’accanimento verso il club e l’esistenza di documenti non veritieri. È sacrosanto, inoltre, che i miei figli sappiano che loro padre non è mafioso».

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