“Riservati” della ‘ndrangheta, guai per Scopelliti e Pirilli?

La rivelazione del pm Dolce nell’annuale relazione della Dna: «Sarra membro della struttura, ora dovrà essere chiarito il loro ruolo»
di Consolato Minniti
22 giugno 2017
11:20
Giuseppe Scopelliti
Giuseppe Scopelliti

«Se rispetto a Sarra è già stata effettuata la scelta di ritenerlo membro della struttura riservata della ‘ndrangheta, è il ruolo di Scopelliti e di Pirilli che dovrà essere chiarito, trattandosi di uomini che, per come visto, hanno rappresentato il territorio calabrese ai livelli più elevati».

 


È il pm Salvatore Dolce a mettere nero su bianco quelli che, di fatto, sono gli ulteriori approfondimenti che la Dda di Reggio Calabria sta compiendo ad un anno di distanza dall’esecuzione di misure cautelari di rilievo come quelle delle inchieste “Reghion”, “Mammasantissima” e “Fata Morgana”. Nella sua relazione annuale, ricompresa in quella della Direzione nazionale antimafia e presentata questa mattina, il pubblico ministero incaricato di coordinare l’attività nel distretto di Reggio Calabria, usa parole molto chiare per analizzare quanto emerso negli atti di quello che oggi si chiama processo “Gotha”.

 

Sinergie criminali e la Santa. «La prima riflessione – scrive Dolce – riguarda l’aspetto organizzativo della ndrangheta: il momento di novità, rispetto alle acquisizioni del 2010, e? costituito dall’acclarata operatività di una struttura direttiva riservata che opera in sinergia con l’organo collegiale di vertice, denominato “Provincia, per come accertato nel processo “Crimine”. È evidente che i dati su cui riflettere sono, non tanto l’esistenza in se' di tale struttura, quanto il ruolo da essa svolto nell’organizzazione criminale e la sua composizione, connotazioni, ovviamente, strettamente correlate, essendo, quest’ultima, funzionale al primo. Orbene, questa struttura, apicale ma al contempo riservata, denominata santa, è stata costituita per delineare le scelte strategiche dell’agire della ndrangheta, quantomeno, per come accertato nell’indagine suddetta, del mandamento sotto molti aspetti più importante, quello di “Reggio centro”; scelte via via concretizzatesi nell’individuazione, dei settori economici in cui investire, dei rami della pubblica amministrazione - non ultimo, per come visto, il mondo giudiziario - in cui avere stabili punti di riferimento, dei territori su cui far realizzare opere pubbliche e, conseguentemente, dei comuni che avrebbero formalmente gestito di relativi appalti e, soprattutto, dei soggetti su cui convogliare i pacchetti di voti in occasione delle varie competizioni elettorali, dal livello comunale a quello Parlamentare, sia nazionale che europeo. Tali compiti sono stati svolti da una struttura sconosciuta – nella sua stessa esistenza, prima che nei suoi componenti - alla gran parte degli affiliati, cosa, questa, che spiega il perché solo alcuni collaboratori di giustizia siano stati in grado di fornirne notizie, peraltro alquanto frammentarie, collocate, poi, dagli investigatori e dalla DDA di Reggio Calabria in un quadro d’insieme, da cui è derivata una lettura condivisa dal giudice della cautela».

 

I componenti della struttura. Ci sono i nomi già noti alle cronache: Paolo Romeo, Giorgio De Stefano, Alberto Sarra, Antonio Caridi. «All’interno di questa cabina di regia criminale – prosegue Dolce nella sua analisi – i primi due mantengono una posizione di preminenza, titolari, almeno in Reggio Calabria, del potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo. Sono stati, invero, Romeo e De Stefano a pianificare, fin nei minimi dettagli, l’ascesa politica di Alberto Sarra, consigliere regionale nel 2002, subentrando a Giuseppe Scopelliti, fatto eleggere sindaco di Reggio Calabria, assessore regionale nel 2004, prendendo il posto di Umberto Pirilli, a sua volta eletto al Parlamento Europeo grazie al massiccio appoggio di praticamente tutte le famiglie del mandamento di centro, da Villa San Giovanni a Bova Marina e, infine, sottosegretario regionale nel 2010, designato del predetto Scopelliti, nel frattempo divenuto Presidente della Regione Calabria». Ed è a questo punto che il pm svela come ora, sotto la lente della Dda di Reggio Calabria, ci siano le posizioni proprio di Scopelliti e di Pirilli».

 

Dopo aver delineato la figura di Paolo Romeo («motore dell’associazione segreta», «appartenente al mondo massonico», «uomo di vertice della ‘ndrangheta» con «ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva»), il pm Dolce conclude: «Si è di fronte ad un complesso di emergenze significative, ancora di più che in passato, di una ‘ndrangheta presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia, creando, in tal modo, le condizioni per un arricchimento, non più solo attraverso le tradizionali attività illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome, o comunque imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo».


Consolato Minniti

Giornalista
GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top