Reggio Calabria, imprenditori ‘vicini’ alla ‘ndrangheta: sequestrati beni per oltre 200milioni di euro NOMI E VIDEO

Gli investigatori ritengono gli imprenditori “contigui” ad esponenti della ‘ndrangheta legati ai clan Tegano e Condello di Reggio Calabria, Alvaro di Sinopoli, Barbaro di Platì e Libri di Cannavò
di Redazione
6 novembre 2015
07:50

Un ingente patrimonio, del valore complessivo di oltre 214 milioni di euro, riconducibile a due noti imprenditori, è stato confiscato stamani dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e del Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria.

 


I legami con le cosche. Gli investigatori ritengono gli imprenditori “contigui” ad esponenti della ‘ndrangheta legati alle cosche Tegano e Condello di Reggio Calabria, Alvaro di Sinopoli, Barbaro di Platì e Libri di Cannavò; clan considerati tra i più efferati operanti nella provincia della città dello Stretto.


Le indagini, coordinate dalla Procura, avrebbero consentito alla Gdf e alla Divisione investigativa antimafia di accertare “una palese sproporzione” tra l’ingente patrimonio individuato ed i redditi dichiarati dai soggetti oggetto delle investigazioni, “tale - secondo gli inquirenti - da non giustificarne la legittima provenienza”.

 

Gli imprenditori. Si tratta di Pasquale Rappoccio, 59 anni, e Pietro Siclari, 68, entrambi sottoposti a vigilanza speciale.

 

Siclari, noto imprenditore nei settori edilizio, immobiliare e alberghiero, era stato già tratto in arresto il 17 novembre 2010 per estorsione nell'ambito dell'operazione denominata "Entourage". Nell’agosto del 2006 "avrebbe minacciato di morte un parente di un suo dipendente e costretto quest’ultimo a formalizzare le proprie dimissioni dall’azienda rinunciando alla propria liquidazione". La vicenda giudiziaria si è conclusa con la sentenza di condanna alla pena di anni otto di reclusione ed euro 2.500,00 di multa, emessa in data 08/07/2013 dal Tribunale di Reggio Calabria.

 

"Non vi sono dubbi sulla sua pericolosità sociale – si legge nell’ordinanza - e vi sono prove di una sua contiguità funzionale a importanti appartenenti delle cosche così profonda e soprattutto così risalente nel tempo che non vi è motivo di ritenere sia venuta meno con il decorso del tempo".

 

Rappoccio, presidente e proprietario della squadra di pallavolo femminile reggina “Medinex” e socio della “Piero Viola”, prestigiosa società sportiva risulta incensurato, ma secondo gli inquirenti diverse sarebbero le iniziative imprenditoriali che lo vedrebbero coinvolto con esponenti di spicco della ‘ndrangheta. Rappoccio, risulta anche nell’inchiesta “Reggio Nord” tra gli ideatori e suggeritori del meccanismo formale atto a schermare l’operazione di acquisto da parte della cosca Condello della lucrosa attività commerciale “Il Limoneto”, storico locale di riferimento della movida reggina.

 

Significativa della sua vicinanza ad ambienti criminali “di elevato spessore e' la circostanza riferita da un collaboratore di giustizia secondo la quale, in occasione del matrimonio di una delle figlie di Giovanni Tegano, era stato invitato e aveva partecipato al banchetto riservato a pochi intimi”.

 


Sequestrati beni oltre 200milioni di euro. Complessivamente sono stati confiscati, tra Calabria e Lombardia, 220 immobili tra appartamenti, ville e terreni; nove società e 22 rapporti finanziari.

 

royal

 

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