I vandali non fermano il sito archeologico del Còfino: «Andiamo avanti» (VIDEO)

La questione della fruibilità dei siti, le lentezze burocratiche e le vicende criminose rallentano la macchina del turismo. All’indomani dei danneggiamenti nell'area storica vibonese parlano gli archeologi
di Giusy D'Angelo
25 gennaio 2018
17:30
Vibo Valentia, località Còfino
Vibo Valentia, località Còfino

 lavori in località Còfino non si sono arrestati nonostante l’atto vandalico della scorsa notte. Tagli profondi inferti nelle tensostrutture realizzate a copertura degli scavi, a pochi giorni dalla conclusione dei lavori. Una ferita inferta nel cuore della città che tanto aveva puntato all’apertura del Parco archeologico di cui il sito è parte integrante. E non solo negli addetti ai lavori. Sono stati proprio loro, tra rabbia e incredulità, a denunciare i danni nell’area del tempio. Un gesto inqualificabile che apre nuovi interrogativi. Perché accanirsi sul sito che potrebbe rappresentare centro attrattivo per l’intero comprensorio? Domande attualmente senza risposta: «Le attività si concluderanno in questi giorni nonostante lo spiacevole episodio – racconta l’archeologa Maria D’Andrea – Perché è giusto che i cittadini possano beneficiare dei propri siti».

Il sito archeologico del Còfino

L’importanza dei reperti lì custoditi era stata rimarcata dall’archeologo Paolo Orsi che, ad inizio Novecento, individuò le rovine di un tempio ionico. E non solo. Vennero alla luce fosse votive e poi, con il tempo, resti della possente cinta muraria e altre strutture di epoca ellenistica. Dagli oggetti rivenuti, si comprese che il culto seguito dalle popolazioni dell’antica Hipponion era quello dedicato a Persefone, regina degli Inferi.


Fruibilità dei beni

L’area sacra è stata rivalutata grazie anche alle recenti campagne studi, finanziate da fondi comunitari. Un sito – secondo i progetti principali – da inserire in un percorso nella storia della città attraverso le tappe al tempio dorico, sito nel parco delle Rimembranze, all’area dei mosaici di Sant’Aloe (fase romana) e il castello di Bivona. Un patrimonio - ad oggi - non completamente fruibile per fattori burocatici: «Il problemi si sono dilatati perché ci sono problemi a monte.

Come per esempio – ha precisato l’archeologa D’Andrea – l’interdittiva antimafia della precedente ditta». L’impegno da parte della Soprintendenza non è mai venuto meno, ha più volte rimarcato la professionista nell’elogiare il lavoro portato avanti dal responsabile capoarea “Patrimonio archeologico” Fabrizio Sudano. A seguito degli atti vandalici, tanti cittadini e persone comuni hanno espresso solidarietà: «Tranne il Fai e qualche associazione, nessuno altro si è fatto vedere. Ci ha sorpreso la vicinanza della gente».

Vibo città della cultura?

Per poter proporre Vibo a città della cultura, anche in futuro, «bisognerà lavorare prima per poi proporre qualcosa. In questa situazione, se la gente viene a squarciare le tensostrutture…». Il messaggio alla città è lanciato anche dall’archeologa Mariangela Preta: «Siamo qui, continuiamo a lavorare per tutelare beni che ci appartengono. Uno schiaffo morale a quanto accaduto la notte scorsa».

Giornalista
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