Quinta Bolgia, la procura chiede il processo per 15 indagati

Stralciata la posizione dell'ex parlamentare lametino Pino Galati. Rischiano il processo l'ex commissario dell'Asp Giuseppe Perri e l'ex direttore amministrativo Giuseppe Pugliese

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di Luana  Costa
4 febbraio 2020
17:46

Dovranno comparire il prossimo 13 marzo dinnanzi al Gup del Tribunale di Catanzaro i 15 indagati, oltre alle sei ditte che gestivano il servizio di autoambulanze e onoranze funebri nell'ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, coinvolti nell'inchiesta denominata Quinta Bolgia che ha travolto i vertici dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro determinandone infine lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Gli indagati dell'inchiesta Quinta Bolgia

La Procura di Catanzaro ha infatti nei giorni scorsi trasmesso la richiesta di rinvio a giudizio per 21 indagati: Pietro Putrino, Diego Putrino 38 anni, Diego Putrino 53 anni, Vincenzo Torcasio, Silvio Rocca, Pietro Rocca, Ugo Bernando Rocca, Antonio Tommaso Strangis, Antonio Franco Di Spena, Frank Roberto Gemelli, Corrado Felice Sebastiano Mauceri, Luigi Muraca, Giuseppe Pugliese, Giuseppe Perri, Eliseo Ciccone e per le società Croce Rosa Putrino, La Pietà Putrino, Service Putrino, Service Rocca, Snc Rocca e l'associazione Croce Bianca di Lamezia. 


Le accuse della Dda

Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia Pietro Putrino, Diego Putrino, Diego Putrino, Vincenzo Torcasio, Silvio Rocca, Pietro Rocca, Ugo Bernando, Rocca Antonio, Tommaso Strangis, Franco Antonio Di Spena avrebbero promosso e organizzato due sottogruppi associativi di stampo 'ndranghetistico a loro volta inseriti nel contesto criminale 'ndranghetistico della cosca confederata Iannazzo-Cannizzaro-Da Ponte.

 

I due sottogruppi facenti capo a Pietro Putrino e ai fratelli Silvio e Pietro Rocca sarebbero stati strutturati mediante schermi societari formali operanti nel campo delle onoranze funebri e dei servizi sanitari con lo scopo di accaparrarsi con modalità mafiose la totalità del mercato attraverso la formazione di una sorta di cartello duopolistico di fatto tendente all'esclusione dal mercato delle altre ditte operanti nel settore. 

 

Tra gli indagati vi è anche l'ex commissario dell'Asp Giuseppe Perri accusato di abuso d'ufficio, l'ex direttore amministrativo dell'Asp Giuseppe Pugliese accusato di peculato e il coordinatore della Suem 118 Eliseo Ciccone.

 

Stralciata la posizione dell'ex parlamentare lametino Giuseppe Galati, che il 22 novembre 2018 era stato raggiunto dall’ordinanza del Gip del Tribunale di Catanzaro applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari per il reato di abuso d’ufficio aggravato dalla circostanza di aver favorito le associazioni mafiose della piana lametina. La Cassazione però, in accoglimento del ricorso proposto dal legale difensore Francesco Gambardella, aveva già escluso la gravità indiziaria per i fatti contestati basati essenzialmente su una serie di intercettazioni dichiarate dalla Suprema Corte inutilizzabili. L’uso delle intercettazioni sarebbe dovuto essere stato autorizzato dalla Camera di appartenenza, risultando Pino Galati parlamentare all’epoca dei fatti contestati. La Suprema Corte concludeva poi dichiarando l’infondatezza dell’ipotesi d’accusa già riqualificata dal Tribunale del Riesame dall’iniziale abuso d’ufficio aggravato dal 416 bis in tentata turbata libertà di scelta del contraente. Stralciate inoltre le posizioni di Alfredo Gualtieri, Pasquale Reillo e Pietro Ferrise.

 

Il collegio difensivo è composto da Francesco Gambardella, Massimiliano Carnovale, Giuseppe Senese, Antonio Larussa, Salvatore Staiano, Renzo Andricciola, Irene Strangis, Nicola Alisio, Lucio Canzoniere, Anselmo Torchia, Piero Chiodo, Francesco Laratta, Pasquale Cristiano, Nunzio Raimondi.

Giornalista
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