Pugni e calci per farsi consegnare denaro, cinque arresti nel Reggino

Sono stati tutti condannati dai 4 ai 5 anni di reclusione perché giudicati definitivamente responsabili dei reati di estorsione aggravata e lesioni personali aggravate

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di Redazione
7 febbraio 2019
13:41

Nella giornata di ieri i carabinieri della compagnia di Taurianova hanno arrestato, in esecuzione di ordine per la carcerazione, cinque persone di San Giorgio Morgeto giudicati definitivamente responsabili dei reati di estorsione aggravata e lesioni personali aggravate.


Il provvedimento restrittivo, eseguito dalla Stazione Carabinieri di San Giorgio Morgeto riguarda di Andrea Sorbara, 41enne pregiudicato, Girolamo Avati, 22enne, precedentemente incensurato, Domenico Fida, 28enne gravato da precedenti di polizia, Avati Valentino, 28enne con precedenti di polizia, Giuseppe Sorbara, 59enne, precedentemente incensurato, tutti residenti a San Giorgio Morgeto e definitivamente condannati alla reclusione dai 4 ai 5 anni.



Accertato che, in concorso tra loro, nel 2015 avrebbero malmenato con schiaffi, pugni e calci e mediante un bastone metallico due cittadini del luogo, costringendoli anche a consegnare 1.500 euro in contanti. La brutale aggressione e la richiesta estorsiva sono state promosse Girolamo Avati in quanto li aveva ritenuti, arbitrariamente, responsabili di una truffa commessa a suo danno.
In particolare, Girolamo Avati, precedentemente, ha versato diverse centinaia di euro ad un terzo soggetto, contattato via internet, il quale gli aveva garantito la possibilità di conseguire una patente senza frequentare le lezioni presso la scuola guida. Nonostante l’esborso in denaro la patente non veniva mai fatta conseguire, il truffatore si rendeva irreperibile e non restituiva i soldi. Avati, quindi, con l’aiuto di amici e parenti decideva di farsi giustizia da sé, recandosi nell’abitazione dei due, per poi aggredirli nelle vie del paese e costringerli a farsi riconsegnare i soldi.  Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati tradotti alla Casa Circondariale di Reggio Calabria.

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