In appello

Processo Breakfast a Reggio Calabria, prescrizione per l’ex ministro Scajola

Confermata l'assoluzione per gli ex collaboratori di Amedeo Matacena. L'attuale sindaco di Imperia era accusato di procurata inosservanza della pena, nel 2014 era stato anche arrestato: «Oggi si chiude lungo periodo di sofferenza»

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di Redazione Cronaca
9 luglio 2024
15:39
Claudio Scajola
Claudio Scajola

Si è concluso con la prescrizione il processo Breakfast a carico dell'ex ministro dell'Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola. Lo ha deciso la prima sezione della Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Monica Lucia Monaco, che nella sentenza ha confermato anche l'assoluzione, già decisa in primo grado, per altri due imputati, Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi, ex collaboratori dell'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena. Matacena è morto il 16 settembre 2022 a Dubai dove si era rifugiato da dieci anni dopo essere stato condannato in via definitiva a tre anni di reclusione, a conclusione del processo Olimpia, per concorso esterno in associazione mafiosa.

Condannato in primo grado a due anni, Scajola era accusato di procurata inosservanza della pena, reato che avrebbe commesso in favore di Matacena. Essendo venuta meno l'aggravante mafiosa, nel dibattimento di primo grado, era stata la stessa la Procura generale, nel corso della requisitoria tenuta lo scorso novembre, a chiedere nei confronti di Scajola il non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione.


Nell'ambito dell'inchiesta Breakfast, nel 2014, l'ex ministro Scajola era stato anche arrestato dalla Dia. Nel processo era imputata anche Chiara Rizzo, l'ex moglie di Matacena, condannata in primo grado a un anno di reclusione, con pena sospesa. Nel dicembre del 2022, dopo la morte di Matacena, sia la difesa di Rizzo che la Procura generale avevano rinunciato all'appello. Motivo per il quale, nei confronti dell'imputata la sentenza di primo grado è diventata definitiva.

Scajola: «Si chiude periodo di sofferenza»

«Si chiude un lungo periodo di sofferenza della mia vita. Un periodo segnato da accuse infamanti, che via via sono cadute, come era scontato che fosse, date le anomalie e le incongruenze che avrebbero potuto distruggere la mia fiducia nella Giustizia. Un processo che si è trascinato troppo a lungo, per finire nel nulla perché sul nulla era basato». Questo il commento a caldo dell'ex ministro dell'Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola.

«Restano le ferite non rimarginabili - prosegue l'ex ministro - e i danni che questa vicenda, anche con la macchina mediatica del fango che l'ha accompagnata, ha causato a me e alla mia famiglia. Ho sempre ribadito a gran voce di aver agito correttamente e, per questo motivo, ho affrontato a testa alta ogni avversità, presentandomi ad ognuna delle udienze qui a Reggio Calabria, in qualsiasi condizione fisica o psicologica, spinto dal desiderio di far emergere la verità, per me e per le persone che mi vogliono bene». E conclude: «Da oggi, questa storia appartiene al passato. Anche a 76 anni continuo a guardare al futuro, con la serenità del cuore».

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