In Vaticano

“Papà Africa” Bartolo Mercuri incontra il Papa: «Se ognuno facesse qualcosa per l’altro si potrebbero alleviare sofferenza e solitudine»

Il presidente dell'associazione "Il Cenacolo" che si occupa dei tanti "invisibili" della Piana di Gioia Tauro ha partecipato in Piazza San Pietro all'udienza generale dedicata al dramma dei profughi

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di Redazione Cronaca
28 agosto 2024
18:24

Gli immigrati della Piana di Gioia Tauro, in Calabria, lo chiamano "Papà Africa". Tutti i giorni, da oltre vent'anni, porta loro coperte, vestiti, cibo, medicinali ma soprattutto quel calore umano di cui hanno bisogno i tanti "invisibili" che vivono nelle baraccopoli e nelle tendopoli della zona. Bartolo Mercuri è il presidente dell'associazione "Il Cenacolo", da lui fondata nel 2000 a Maropati, paese di millequattrocento anime alle falde dell'Aspromonte. Da allora non ha mai smesso di portare il suo aiuto insieme con tanti volontari, in particolare con quanti fanno parte del Rinnovamento nello Spirito Santo.

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Presente in Piazza San Pietro per l'udienza generale - riporta l'Osservatore Romano -, ha voluto incontrare papa Francesco, che proprio oggi ha dedicato la sua catechesi al dramma dei migranti. «È iniziato tutto perché l'ha voluto Dio, e la sua chiamata è sempre più forte ogni giorno - racconta - tanto che attualmente abbiamo circa 7000 assistiti, in gran parte provenienti da Africa e Ucraina».


"Il Cenacolo" è col tempo diventato un vero e proprio centro di aggregazione sociale, con una mensa e un allargato "spazio di solidarietà", visto che tra gli assistiti ci sono anche braccianti e famiglie in difficoltà. «Fare beneficenza è un grande atto d'amore che segue un comandamento di Dio: dice di amare tutti senza distinzione di colore e razza, perché siamo tutti fratelli e suoi figli. Se ognuno facesse qualcosa per l'altro si potrebbero alleviare sofferenza e solitudine». E così, grazie alla sua tenacia e avvalendosi della solidarietà di tanti che apprezzano il suo operato, negli anni scorsi Mercuri ha raccolto quanto necessario per il ricovero e per l'intervento, presso l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, di un piccolo romeno di 18 mesi, sopravvissuto a un tumore al cervello, e di un giovane che aveva una gravissima cardiopatia curata con successo.

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