Rocco Papalia: il ricorso del boss che “non vuole lavorare”

La misura alternativa al carcere era stata chiesta dalla Procura ed è stata accolta dal Tribunale di Sorveglianza. Gli avvocati del pluriregiudicato hanno già dichiarato di voler ricorrere in appello

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10 luglio 2018
13:08
Rocco Papalia e la moglie Adriana Feletti
Rocco Papalia e la moglie Adriana Feletti

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta della Procura di applicare la misura di sicurezza detentiva della "casa di lavoro", assimilabile al carcere, per Rocco Papalia, definito il 'padrino' di Buccinasco, nel Milanese. Considerato uno dei più importanti capi della 'ndrangheta al nord e scarcerato un anno fa, dopo 26 anni di detenzione, è stato definito dai giudici "delinquente abituale". Papalia era in libertà vigilata.

 


«Faremo appello perché a nostro avviso, per il nostro assistito, mancano i requisiti per applicare misura di sicurezza detentiva della casa di lavoro», hanno affermato gli avvocati di Papalia Annarita Franchi e Ambra una volta appresa la decisione del Tribunale di Sorveglianza di accogliere la richiesta dal pm di Milano Adriana Blasco.

 

Il legale, che ha ricevuto la notizia della decisione dei giudici dalla figlia di Papalia, considerato uno dei più importanti capi della 'ndrangheta al Nord e scarcerato nel maggio 2017, dopo aver scontato 26 anni di detenzione, ha spiegato che «la sua famiglia è affranta per questa situazione che è nata dopo che lui ha espiato la pena». Riguardo invece alla chiusura del bar della moglie di Papalia - locale che si trova in via Lodovico il Moro, zona sud ovest della città - disposta nei giorni scorsi dalla Prefettura come misura interdittiva antimafia non è escluso un ricorso al Tar della Lombardia.

 

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