Palmi, la rivelazione del pentito Fondacaro: ‘un attentato contro i pm Prestipino e Musarò’

Lo ha rivelato, in aula a Palmi, il pentito Marcello Fondacaro, ex medico della cosca Piromalli di Gioia Tauro, durante il processo contro l’avvocato Gregorio Cacciola
di Redazione
13 marzo 2015
14:18

“Giuseppe Bellocco mi disse che stavano preparando un attentato per colpire il procuratore Michele Prestipino e lei, dottor Musarò; volevano farlo a Palmi, avevano chiesto e ottenuto il consenso della cosca Gallico. L’attentato doveva essere eseguito, fra la fine del 2012 e il 2013, con uomini armati e con bombe lungo il tragitto che i magistrati percorrevano per giungere alla sede del Tribunale. Sapevano le vostre auto e anche il colore, erano grigie. Queste confidenze me le fece direttamente il figlio di Gregorio Bellocco, subito dopo la morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola e questa conversazione avvenne quando io andai in Calabria; mi trovavo insieme a Peppe Bellocco e a Francesco Cosoleto fra Palmi e Gioia Tauro”. Sono le parole del pentito Marcello Fondacaro, ex medico al servizio delle cosche Piromalli- Molè di Gioia Tauro, durante il processo che vede alla sbarra l’avvocato Gregorio Cacciola. Il pentito ha dichiarato allo stesso Musarò che i Bellocco volevano fare fuori Prestipino e Musarò, i due magistrati che da sempre sono impegnati nella lotta ai clan, in particolare a quelli della Piana di Gioia Tauro.

 


A fare la rivelazione a Fondacaro sarebbe stato il figlio del boss Gregorio Bellocco, oggi latitante. Latitante proprio in un'operazione, "Sant'Anna ", coordinata da Musarò. Secondo quanto riferito in aula da Fondacaro, l’attentato doveva avvenire fra la fine del 2012 e il 2013. Proprio Musarò, in quegli anni verrà aggredito al volto dal boss ergastolano Domenico Gallico, durante un interrogatorio in carcere.

 

Lo stesso Bellocco aveva dichiarato: "Prestipino e Musarò dicono che lo Stato comanda a Rosarno, non hanno capito niente. A Rosarno comandiamo noi; neanche i Pesce comandano, solo noi". Il pentito citando le parole del giovane Bellocco dice: "Bellocco mi disse che apparteneva da uno dei più potenti gruppi criminali di fuoco della Piana. Diceva che se volva scatenare una guerra, l'avrebbe fatta. Si vantava che avevano seicento uomini armati. A lui non facevano paura neanche i Piromalli".

 

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