È pieno di debiti e chiede aiuto alla 'ndrangheta. Il piano criminale del viceprefetto dell'Elba

Giovanni Daveti progettava anche un attentato per vendicarsi di una presunta truffa immobiliare subita. I particolari dell'inchiesta Vicerè coordinata dalla Procura di Livorno che ha portato all'arresto del funzionario pubblico e del fratello del mandante dell'omicidio Caccia

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di Redazione
31 maggio 2018
13:27

Il vice prefetto dell'Isola d'Elba, Giovanni Daveti, e un pregiudicato appartenente ad una nota famiglia di ndrangheta, Giuseppe Belfiore,  e fratello del mandante dell’omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, sono stati arrestati stamane dalla guardia di finanza nell'ambito dell'operazione 'Vicerè'. I due sono ritenuti dagli inquirenti i capi dell'organizzazione criminale finalizzata alla frode fiscale, porto abusivo di esplosivi e al contrabbando. Altre sette persone coinvolte sono finite ai domiciliari. 

L’attentato pianificato dal viceprefetto per vendetta

Il funzionario pubblico, tra le altre cose, è accusato di aver programmato un attentato dinamitardo per vendetta. Il viceprefetto - secondo quanto accertato dagli inquirenti - ritenendosi vittima di una truffa immobiliare assieme a un amico livornese, avrebbe con lui pianificato la ritorsione dando l'incarico a altro componente dell'associazione di recuperare dell'esplosivo da utilizzare per 'far saltare' le auto del presunto truffatore o di suoi familiari.


Lo scorso 16 novembre la guardia di finanza ha organizzato un servizio di controllo su strada che ha consentito di intercettare uno degli indagati a bordo di un'auto all'interno della quale sono state trovate quattro cariche esplosive del peso complessivo di oltre un chilo confezionate in modo da poter essere fatte esplodere tramite telecomando.

L’aiuto della ‘ndrangheta per abbattere le cartelle esattoriali

Il viceprefetto, inoltre - sempre secondo quanto emerso dalla indagini della Fiamme Gialle - era destinatario di cartelle esattoriali, già iscritte a ruolo, per oltre 115 mila euro che sarebbe riuscito ad abbattere, grazie all'intervento del complice calabrese sfruttando, in compensazione, inesistenti crediti Irpef. Le indagini hanno quindi consentito di rilevare che le indebite compensazioni con crediti inesistenti non rappresentavano un caso isolato: tra il 2016 e il 2017 altre sette persone hanno ottenuto nello stesso modo, l'abbattimento dei debiti col fisco per un valore complessivo di circa un milione di euro.

L'inchiesta ha inoltre permesso di registrare "frenetici contatti" tra i componenti dell'organizzazione per produrre agli uffici doganali la documentazione necessaria a ottenere l'autorizzazione ad operare nel settore degli alcolici sottoposti ad accisa. Sarebbero stati realizzati diversi trasporti - una trentina al mese - di alcolici sottratti al pagamento delle imposte.

Il contrabbando di sigarette

Gli indagati sono anche risultati coinvolti nel traffico di 9 tonnellate di sigarette per valore complessivo di 1,5 milioni di euro che si accingevano a far entrare di contrabbando nascoste in un container giunto nel porto di Livorno. In totale sono 27 le persone denunciate nell'ambito dell'inchiesta.

 

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