Chiodo e Tucci uccisi a colpi di kalashnikov per aver “mancato di rispetto” al clan degli zingari

VIDEO-NOMI | I dettagli dell’operazione che ha portato all’arresto di cinque persone ritenute responsabili del duplice omicidio avvenuto a Cosenza il 9 novembre del 2000. Ricostruite le modalità dell'agguato e il movente

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di Redazione
16 novembre 2018
10:36
La conferenza stampa a Catanzaro
La conferenza stampa a Catanzaro

Sono cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Antonio Abbruzzese, 48 anni, Luigi Berlingieri, 48 anni, Saverio Madio, 56 anni, Celestino Bevilacqua, 57 anni, Fiore Abbruzzese, 52 anni, tutti inseriti nella criminalità mafiosa cosentina di etnia nomade, tutti ritenuti, a vario titolo, responsabili del duplice omicidio di Benito Aldo Chiodo, allora “contabile” del gruppo confederato Cicero-Lanzino, e di Francesco Tucci, avvenuto a Cosenza il 9 novembre del 2000, e del contestuale ferimento di Mario Trinni.

 


Per il duplice omicidio risulta già condannato Francesco Bevilacqua, alias Franchino di Mafalda, all'epoca dei fatti capo degli zingari di Cosenza, poi divenuto collaboratore di giustizia, che fin da subito aveva svelato i retroscena del delitto, le modalità di esecuzione e il movente, da ricercare nel mancato rispetto, da parte di Benito Aldo Chiodo dei patti stretti dai nomadi con il clan per la spartizione dei proventi di alcune attività illecite precluse agli zingari (estorsioni, usura e traffico di cocaina).

 

Per portare a termine l'azione omicidiaria, consumatasi a Cosenza in via Popilia, nel tardo pomeriggio del 9 novembre di 18 anni fa, venne utilizzato dai sicari anche un fucile mitragliatore di tipo kalashnikov. Sull'auto utilizzata per l'agguato, oltre a Francesco Bevilacqua, c'era Luigi Berlingieri, detto occhi di ghiaccio o il cinese, armato di kalashnikov, Fiore Abbruzzese, detto Ninuzzo, autista, e Gianfranco Iannuzzi, detto 'ntacca, vittima di lupara bianca. Abbruzzesse Antonio è ritenuto il mandante dell'azione di fuoco, mentre Saverio Madio e Celestino Bevilacqua si occuparono del trasporto dei killer al luogo di partenza dell'azione e al loro recupero dal luogo dove fu interrata l'auto per l'agguato.

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