Omicidio Gentile, le motivazioni: «Sia viveva una situazione di angoscia»

Le motivazioni della sentenza di secondo grado che ha ridimensionato la pena da 17 a 12 anni di reclusione per il Nicholas Sia accusato del delitto del coetaneo

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di Luana  Costa
12 marzo 2020
21:28

«Il particolare contesto sociale, il fragile vissuto e la situazione psicologica dell'odierno imputato, le umiliazione e le vessazioni subìte, sono elementi che depongono per la formulazione di un giudizio di preponderanza del duplice quadro delle attenuanti rispetto alle due individuate aggravanti».

Queste le premesse delle motivazioni che hanno condotto la seconda sezione della Corte d'Appello di Catanzaro a riformulare la pena nei confronti di Nicolas Sia, accusato dell'omicidio del coetaneo Marco Gentile.

Da 17 a 12 anni di reclusione
; secondo i giudici della Corte d'Appello «la pena va rimodulata riconoscendo l'attenuante della provocazione prevalente, unitamente alle già riconosciute attenuanti generiche, nel bilanciamento con la premeditazione e l'aggravante dei futili motivi».

L'annullamento con rinvio della Cassazione 

Era stata la Corte di Cassazione ad  annullare con rinvio la precedente sentenza della Corte d'Appello che non aveva tenuto debitamente conto delle «circostanze del reato» e, in particolare, dell'attenuante della provocazione «esclusa dalla precedente corte territoriale e che, secondo la pronuncia di rinvio, deve essere rivalutata alla luce dei principi da questi dettati».

Secondo i giudici: «Vanno adeguatamente considerati gli antecedenti causali dell'atto delittuoso commesso da Sia, vittima di condotte vessatorie evidenziate già dai giudici di prima cure».


Le vessazioni e il bullismo

«Fin da subito le indagini rivelarono la situazione di disagio e difficoltà nei rapporti interpersonali e come l'odierno imputato sia stato oggetto di continuo scherno da parte dei suoi coetanei e, in particolare, da parte di Marco Gentile. La dinamica è stata ricostruita anche grazie all'apporto degli amici della vittima. Nell'ambito di un gruppo di giovani che si frequentano soprattutto la sera del sabato, Sia era oggetto di continue prevaricazioni. Nicolas Sia è stato più volte umiliato dai suoi stessi coetanei, i quali gli hanno assegnato il soprannome di Scary che sta a significare "spaventoso" nomignolo tratto da una pellicola cinematrografica del genere horror. Diversi sono gli epiosodi di bullismo di cui è rimasto offeso l'odierno imputato. E' stato riferito da Morena Sia, sorella di venti anni più grande, ad esempio, di un episodio in cui Gentile avendo un credito di 150 euro si era impossessato della Play Station di Nicolas Sia che poi è stata recuparata dalla compagna del padre».

L'ambizione di non essere escluso 

«Sia viveva questa situazione di angoscia, aggravata da una non felice situazione familiare essendo i genitori separati perchè nonostante tutto ambiva a rimanare collegato all'insieme dei giovani, a non essere escluso senza riuscire però a sottrarsi alle frequenti umiliazioni a lui inferte particolarmente proprio da Gentile soggetto dominante all'interno delle dinamiche del gruppo. È proprio per questo che Sia decideva di armarsi procurandosi un coltellino, determinato a reagire alla prima occasione di nuova derisione da parte di Gentile e manifestando apertamente ai propri amici tale intento per tutta la settimana precedente».

Le provocazioni

«Tutto ciò ha un'evidente rilevanza che non può essere sottaciuta soprattutto in sede di riconoscimento della provocazione per accumulo da ritenersi - quanto meno in astratto - compatibile con l'aggravante della premeditazione cosi come stabilito con la sentenza di rinvio. In tale prospettiva appaiono determinanti lo stato d'ira che ha comportato la perdita dei poteri di autocontrollo e generato un forte turbamento con impulsi aggressivi. Se pur nella condotta rilevata possa aver inciso un banale motivo relativo ad un debito per la fornitura di una dose di sostanza stupefacente e il proposito vendicativo possa essere stato mantenuto fermo per una settimana, sembra chiaro che nell'azione portata a termine dal giovane imputato sono prevalsi sentimenti di rabbia e protratta vergogna ingenarati dalle angherie, dai soprusi e dalle umiliazioni subite, assumendo di rilievo, altresì, fattori ambientali che hanno gravemente condizionato la condotta criminosa».

Giornalista
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