Omicidio Cordì nella Locride, la sorella: «Troppo dolore, vogliamo la verità»

Il plauso dei familiari dell'uomo bruciato vivo nella sua auto alle forze dell'ordine: «Grazie per la professionalità. La sua memoria rimarrà indelebile»

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di Ilario  Balì
7 febbraio 2020
20:28

«Sono passati circa tre mesi dalla tragica scomparsa di Vincenzo e il dolore che io e mia madre proviamo per la sua perdita assurda e inaspettata è sempre più grande». A parlare è Rosamaria Cordì, la sorella dell’uomo bruciato vivo all’interno della sua auto nel novembre scorso a San Giovanni di Gerace.

«In questi giorni – prosegue la donna - abbiamo appreso dagli organi di stampa del lavoro investigativo che è stato compiuto, e che ancora è in corso, da parte dei magistrati della Procura di Locri e dall’Arma dei Carabinieri. A loro va il nostro ringraziamento per la professionalità dimostrata e per l’impegno profuso».


La famiglia si augura di poter conoscere al più presto tutta la verità sulle circostanze che hanno portato alla morte dell’uomo «La cui memoria rimarrà indelebile nei suoi familiari e in tutte quelle persone che lo hanno conosciuto e lo hanno stimato e che ancora oggi gli vogliono bene».

Secondo gli investigatori ad uccidere Cordì sarebbe stata la moglie Susanna Brescia con l'aiuto dell'amante Giuseppe Menniti e del figlio, avuto dal primo matrimonio, Francesco Sfara. 

Giornalista
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