Il delitto nel Milanese

Omicidio Bellocco, i pm: «Qualcuno potrebbe aver aiutato Beretta ad alterare la scena del crimine»

I magistrati non escludono il coinvolgimento di altre persone dopo la lite culminata nell'uccisione del rampollo del clan rosarnese, avvenuta all'interno dell'auto di quest'ultimo. Il capo ultrà dell'Inter sarebbe tornato nell'abitacolo dopo esserne uscito per infierire sulla vittima. Nelle scorse ore sentiti alcuni testimoni oculari

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di Redazione Cronaca
5 settembre 2024
12:29
La palestra di Cernusco sul Naviglio davanti alla quale si è consumato l’omicidio
La palestra di Cernusco sul Naviglio davanti alla quale si è consumato l’omicidio

«Non si può escludere» che delle persone, che si sono immediatamente avvicinate alla macchina in cui c'era il corpo senza vita di Antonio Bellocco, «possano aver agevolato Beretta nel tentativo di eludere le indagini alterando o modificando la scena del delitto». È uno dei passaggi del decreto di fermo per omicidio firmato dai pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombra nei confronti del capo ultrà dell'Inter Andrea Beretta, già sottoposto a sorveglianza speciale, e accusato del delitto del 36enne rampollo della cosca di Rosarno.

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È all'interno dell'abitacolo della Smart della vittima - dopo che i due si sono incontrati in una palestra a Cernusco sul Naviglio - che avviene l'omicidio. Beretta, rimasto ferito a una gamba e sentito ieri sera in ospedale dai magistrati, ha ammesso di girare armato perché teme per la sua vita - deve rispondere anche di porto illegale di arma da fuoco - e che dopo essere stato ferito ha tirato fuori il coltello a serramanico e ha colpito il compagno di curva alcune volte.


Le immagini delle telecamere, si riporta nel decreto, evidenziano come Beretta, dopo essere sceso dall'auto «faccia rientro, almeno una volta, all'interno dell'abitacolo, probabilmente infierendo ancora, con il coltello, nei confronti del Bellocco».

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Per i pm «la gravità del fatto, i cui contorni e movente devono essere ancora chiariti, i numerosi contatti che Beretta vanta con esponenti del tifo organizzato, contatti che potrebbero garantirgli una sicura e duratura latitanza, il ruolo apicale ricoperto dall’indagato in vari contesti delinquenziali come attestato dalle condanne per stupefacenti, sono tutti elementi che corroborano un serio pericolo di fuga». Il fermo dovrà ora essere convalidato dal gip.

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Le indagini in corso puntano anche a verificare se Andrea Beretta prima di impugnare il coltello abbia o meno cercato di usare la pistola, una Beretta a cui è stata cancellata la matricola. In queste ore i carabinieri, delegati dai pm Storari e Ombra e dal procuratore di Milano Marcello Viola, stanno effettuando una serie di accertamenti tecnico-scientifici per ricostruire la dinamica di quanto accaduto ieri mattina, poco prima delle 11 davanti alla palestra "Testudo" di Cernusco sul Naviglio, dove Beretta si era appena allenato. L'ipotesi della volontà di usare la pistola, da cui sarebbe partito un solo colpo che avrebbe poi ferito non gravemente Beretta - è stato trovato un bossolo solo nell'abitacolo dell'auto - è una delle versioni alternative che si aggiungono a quelle offerte dal decreto di fermo. Inoltre nelle scorse ore sono stati sentiti alcuni testimoni oculari, almeno tre, tra cui il titolare della palestra. I loro racconti verranno incrociati con le immagini delle telecamere e con gli esiti dei rilievi effettuati dagli investigatori.

Dovrebbe essere inoltrata domani al gip di Milano la richiesta di convalida del fermo e di misura cautelare in carcere avanzata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra nei confronti di Andrea Beretta. Intanto è stato trasferito dall'ospedale San Raffaele, dov'era ricoverato per una piccola ferita causata da un colpo di pistola, al carcere di Opera.

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