Omicidi a Decollatura, vent’anni ai due Mezzatesta

Padre e figlio condannati in Appello per il duplice delitto di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio uccisi nel gennaio del 2013. Il pg aveva chiesto l’ergastolo
di Redazione
24 ottobre 2017
16:52

La Corte d’Assise d’Appello ha condannato a 20 anni di reclusione a testa Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, di 60 e 41 anni, per il duplice omicidio di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, uccisi a colpi di arma da fuoco all'interno di un bar di Decollatura, il 19 gennaio del 2013. Il sostituto procuratore generale della Sandro Dolce aveva chiesto la conferma del verdetto di primo grado e cioè la pena dell’ergastolo. In precedenza la Cassazione aveva annullato la condanna di secondo grado ordinando un nuovo processo d’appello.

Uccisi all'interno di un bar

Iannazzo e Vescio, secondo quanto venne ricostruito dagli inquirenti anche grazie al filmato registrato dalle telecamere dell'impianto di videosorveglianza dove venne compiuto il duplice delitto, furono trucidati mentre si trovavano all'interno del bar di Decollatura, a pochi passi dalla piazza centrale del paese, raggiunti da almeno sette colpi di pistola sparati da assassini a volto scoperto che agirono davanti a testimoni. La posizione di Giovanni e Domenico Mezzatesta finì subito all'attenzione degli investigatori: la loro presenza sul luogo era stata accertata sia da alcune deposizioni raccolte dai carabinieri della Compagnia di Soveria Mannelli e dalle sia immagini delle telecamere sequestrate dai militari e visionate immediatamente. Nel filmato si vedevano i due uomini a viso scoperto entrare e fare fuoco sulle loro vittime sotto gli occhi del barista. Uno dei due assassini, dopo avere fatto fuoco, aveva anche preso a calci la sua vittima. Seguì il procedimento giudiziario che gli imputati scelsero di concludere quanto al giudizio di primo grado secondo la via del rito abbreviato, e la condanna. Solo successivamente però, il vigile urbano in pensione Domenico Mezzatesta, latitante, decise di consegnarsi ai carabinieri accompagnato dal suo legale, l'avvocato Francesco Pagliuso, e fu condotto nel carcere di Siano-Catanzaro.



Gli imputati sono difesi dagli avvocati Franco Loiacono, Gigliotti e Nicola Cantafora. Per le parti civili, i familiari delle vittime, la difesa era composta dagli avvocati Canzoniere, Andricciola, Antonio Larussa e Gallo.

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