‘Ndrangheta stragista, il pentito e il summit a Montalto. I servizi? «Ho paura»

La deposizione del collaboratore di giustizia Serpa al processo in corso a Reggio Calabria: «Posso parlare ma voglio garanzie sulla mia sicurezza». L'incontro con Concutelli, terrorista nero in contatto con i De Stefano e la «parte sommersa» della 'ndrangheta

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di Consolato Minniti
27 giugno 2019
12:50

«Ho paura, questa gente è molto pericolosa. Non parlo né della ‘ndrangheta né della politica, ma dei servizi segreti. E prima di parlare dei rapporti fra ‘ndrangheta e cosa nostra, voglio assicurazioni serie sulla mia sicurezza». Con questa espressione il pentito Stefano Carmelo Serpa, in passato uomo della cosca De Stefano, oggi al processo “’Ndrangheta stragista”.

Molti anche i riferimenti a coloro che entrarono in contatto con la ‘ndrangheta negli anni ’70, in periodo pieno di evoluzione con l’avvento dei Moti di Reggio Calabria. Serpa fa immediatamente riferimento a Luigi Concutelli, terrorista nero in contatto con i De Stefano.


Il summit di Montalto

«L’ho visto al summit di Montalto. Io ero lì come picciotto di giornata – spiega Serpa – uno dei guardiani portati da Saraceno». Il pentito ricorda la presenza di numerosi soggetti come Zappia, i De Stefano, i Molé, Domenico e Pasquale Tegano, Vincenzo Saraceno, Giovanni De Stefano, Caponera, Giuseppe Zappia e Vincenzo Macrì.

L’incontro appartato

Serpa riferisce di un ulteriore incontro all’interno del summit. Quattro o cinque persone si sarebbero allontanate assieme a Paolo De Stefano. Quest’ultimo, poco prima, sosteneva la necessità di avere nuovi alleati, ossia comparti diversi come la politica che avrebbe potuto portare molti soldi. «Fu Paolo De Stefano a dire che lui aveva avviato dei rapporti e che quella sera c’era una rappresentanza di queste persone. Diceva a tutti: sappiate che adesso verrà qui della gente. Quando ebbe l’ok da parte di tutti – ricorda Serpa – Paolo De Stefano fece allontanare quattro o cinque persone e c’erano questi politici. In quel preciso momento non ero in grado di dire, al di fuori di Concutelli, che già conoscevo, chi ci fosse. Poi capii che c’erano Stefano Delle Chiaie, Fefé Zerbi, Valerio Borghese, Sandro Saccucci. Erano presenti lì, nel giorno del summit e sono stati introdotti da Paolo De Stefano». Serpa ha un particolare che ricorda in modo netto: «Non so come, ma Concutelli è riuscito, proprio in quei giorni a risultare in stato di fermo a Trapani».

I rapporti con i servizi segreti

Il pentito poi intende riferire alcune sue perplessità in merito al rapporto di alcuni collaboratori con esponenti dei servizi segreti. «Mi meraviglio, e non da oggi ma da qualche anno, di leggere che collaboratori di giustizia vantano le amicizie delle entrature nei servizi. Posso dire senza ombra di smentita che nei servizi io ci sono stato per tanto tempo e potrei ancora addirittura esserci. Ci sono stato da quando ero con mio zio perché lui era nei servizi. Non avevo nessun ruolo specifico, ma venivo utilizzato. Mi chiedevano di andare di qua e di là a vedere, osservare. Lo facevo regolarmente. Conferma che questi rapporti ci sono stati e ritengo che ancora oggi, sicuramente ad altri livelli, ci siano. Poi sono subentrate persone molto più capaci, istruite, afferrate politicamente. Sapevano quello che dicevano. Ho avuto rapporti con diversi appartenenti ai servizi. Io l’ho vissuto in prima persona e non credo. Ritengo di dover smentire quello che questa gente ha detto, perché i personaggi che ci sono nei servizi e i soggetti singoli non sono persone così avvicinabili. Le stesse persone, anche singolarmente, non sono avvicinabili. Prima che si fidino di te ce ne passa. Mi hanno chiesto alcune cose, sono andato a verificarle. Ma non l’ho fatto per l’istituzione, ma per singoli personaggi». Fra le persone in grado di poter avere tali tipi di rapporti c’erano, secondo Serpa, Giorgio De Stefano e Paolo Romeo.

Paura e dubbi

Serpa ha poi rimarcato di essere disposto a parlare di certi temi, ma solo «con precisi presupposti. Non mi spaventa la ‘ndrangheta e neppure la politica. Mi spaventano i servizi segreti. Probabilmente lei e altri che fanno il proprio lavoro in Calabria – dice rivolgendosi al pm Lombardo – non conoscete la parte sommersa della ‘ndrangheta. Significa che all’interno ci sono delle persone che hanno potere ancora maggiore di quello che aveva Paolo De Stefano. Ci sono personaggi all’interno che al loro comando valevano e valgono ancora più di lui. Però questa è gente che voi non conoscete neppure. Non hanno neanche una multa. Mai preso una multa».

 

Giornalista
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