Fatta luce sul delitto di mafia di Giuseppe Canale, arrestati mandanti reggini e killer vibonesi

I carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di sei persone ritenuti esponenti del clan 'Chirico-Condello' e di una consorteria delle preserre vibonesi
di Consolato Minniti
10 novembre 2017
06:40
Omicidio Canale a Reggio
Omicidio Canale a Reggio

La Dda di Reggio Calabria fa luce sull’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011, nella città dello Stretto. Un delitto eccellente, maturato in un contesto di grande tensione criminale dell’epoca. Questa notte, infatti, gli uomini dei comandi provinciali dei carabinieri di Reggio Calabria e Vibo Valentia, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti della cosca “Chirico-Condello” e di una consorteria delle preserre vibonesi.  Si tratta di Callea Salvatore, nato a Oppido Mamertina, 50 anni; Figliuzzi Nicola, nato a Soriano Calabro, 27 anni; Giordano Filippo, di Reggio Calabria, 41 anni; Iannò Sergio, nato a Melito di Porto Salvo, 45 anni; Loielo Cristian, nato a Soriano Calabro, 27 anni; Marcianò Domenico, nato a Reggio Calabria, 34 anni.

La dinamica del delitto

L’omicidio di Canale, all’epoca dei fatti 41enne, avvenne in pieno giorno, nelle prime ore del pomeriggio a Gallico superiore, periferia nord di Reggio Calabria. Fu un agguato in perfetto stile mafioso. Due killer, a bordo di un ciclomotore, infatti, lo abbordarono. Canale tentò di fuggire via dal bar in cui si trovava, proprio di fronte ad una nota pompa di benzina della zona. Una caduta accidentale della vittima designata, durante la fuga, gli fu fatale: i sicari lo raggiunsero e lo finirono con un colpo alla testa, marchio di fabbrica degli omicidi in pieno stile ‘ndranghetista.


 

L’azione di fuoco fu alquanto spettacolare. Canale, infatti, sembrava temere per la sua vita, tanto repentina fu la fuga dal bar e la reazione con un cassonetto dell’immondizia rovesciato addosso ai sicari che iniziarono a sparare all’impazzata, colpendo anche diverse auto ferme nella zona e di striscio un uomo, che ebbe la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 

Il pedigree della vittima

Canale venne attinto dal provvedimento “Bless”, che colpì tutta la consorteria mafiosa dei Condello, nel lontano 2007, facendo luce su una serie di fatti di sangue accaduti nel corso della seconda guerra di mafia. A Canale fu dapprima imputato l’omicidio di Giuseppe Chirico, avvenuto a Catona nel marzo 1997. Poi però venne chiesta l’archiviazione per mancanza di prove.

Il contesto eccellente

L’omicidio di Canale fu il terzo nel giro di poco tempo, ma fu anche quello che destò particolarmente scalpore per le modalità e perché – per molti – si trattò di una risposta evidente all’uccisione di Domenico Chirico, il boss di Gallico, parente del collaboratore di giustizia Paolo Iannò. Chirico venne freddato nel suo feudo nel settembre del 2010 e si trattò di un omicidio che sconquassò gli equilibri all’interno delle consorterie mafiose della periferia nord della città dello Stretto. Nel marzo del 2011, lo stesso anno dell’omicidio Canale, all’interno di un bar cittadino venne fatto fuori Carmelo Morena. Era l’alba e l’uomo, vicino al boss Audino, stava consumando la colazione. Poi ecco il delitto Canale. Per molti, sin da subito, fu un’azione di fuoco da ascriversi frizioni interne alla cosca “Chirico-Condello” all’omicidio del boss Chirico. Oggi l’esecuzione dei provvedimenti cautelari che lasciano presumere come quell’intuizione iniziale, almeno per quanto concerne i mandanti, sia stata corretta.

Giornalista
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