'Ndrangheta, Moscato: 'I Mancuso costretti a pagare la mazzetta'

Anche il boss Pantaleone Mancuso, 'Vetrinetta' costretto a pagare la mazzetta per un lavoro preso fuori dalla zona di pertinenza. Lo ha raccontato il pentito Raffaele Moscato durante una udienza del processo 'Black Money'
di Manuela Serra
21 settembre 2015
10:44

Durante l'ultima udienza del processo 'Black Money' l'ex esponente del Clan dei piscopisani, Raffaele Moscato, racconta di come anche i Mancuso abbiano dovuto pagare la 'mazzetta' per un appalto preso fuori dalla loro zona. I particolari sono stati resi noti dal quotidianodesud.it. Il pentito racconta che Antonio Maccarone, genero del boss Pantalone Mancuso detto 'Vetrinetta', aveva preso un lavoro a San Costantino calabro ma dovette pagare la mazzetta al responsabile del paese, Colino Fusca. Moscato spiega che Maccarone e il suocero presero il lavoro "senza avvisare il responsabile del paese, ovvero Colino Fusca, subendo il danneggiamento dei mezzi; non ricordo l'epoca ma questa circostanza mi fu riferita dallo stesso Fusca l'azione avvenne per reazione al gesto di supremazia che aveva voluto compiere Mancuso, cioè andare nel paese senza chiedere il permesso ad alcuno".

 


"Il giorno dopo - continua Moscato - Pantaleone 'Vetrinetta' scese a San Costantino e parlò con lo stesso Fusca dicendogli che un 'malandrino' non paga la mazzetta ma lascia un fiore, al ché il suo interlocutore rispose così: 'Chiamalo come vuoi, fiore o mazzetta, basta che lasci i soldi', dopo di che, non essendo quella, una zona di sua competenza, ha dovuto pagare". Moscato speiega che è veuto a conoscenza dell'episodio nel carcere di Vibo 2012 dallo stesso Fusca, il quale era cognato di Carmine Galati, con il quale "frenquentavamo lo stesso corso scolastico ed eravamo compagni di banco".

Giornalista
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