Il pentito: «Nelle Preserre una faida che non si fermerà» - VIDEO

Cruciali le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Figliuzzi che potrebbe offrire particolari inediti e fondamentali per risalire agli autori di numerosi omicidi anche nel Vibonese
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di Redazione
12 aprile 2018
13:40

«È una faida antica, che non si fermerà, perché i Loielo vogliono vendetta per i propri genitori e perché ognuna delle due fazioni vuole il controllo di quella zona».  È il 14 gennaio 2018. Dopo l’arresto per l’omicidio su commissione di Giuseppe Canale a Reggio, Nicola Figliuzzi, killer pentito, vuota il sacco. Schierato dai Patania nella faida con i Piscopisani, che seminò terrore e morte nel vibonese tra il 2011 e il 2012, la nuova gola profonda prese parte, per sua stessa ammissione, alla pianificazione di alcuni agguati di un altro gruppo, quello guidato da Rinaldo Loielo, giovanissimo figlio di Vincenzo, il boss ucciso nel 2002 assieme al fratello Giuseppe. Rinaldo Loielo voleva sterminare gli Emanuele, che gli assassinarono il padre e che strapparono alla sua famiglia il controllo mafioso delle Preserre vibonesi. Così Rinaldo diede vita ad un’altra faida, come per i Patania anche qyesra sostenuta da Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni”, il regista occulto delle guerre di mafia nel Vibonese.

 



Figliuzzi spiega com’era composto il gruppo di fuoco dei Loielo e chiama in causa, reiteratamente, una figura centrale nel focolaio di guerra che continua ad alimentarsi nelle Preserre: Giovanni Alessandro Nesci detto Alex. Per tre volte tentarono di ammazzarlo: una volta nel 2011 e due nel 2017. L’ultima fu ferito anche il fratello minorenne, un innocente affetto da sindrome di Down. Era nel mirino degli Inzillo – alcuni dei quali fermati dalla polizia per il suo ultimo tentato omicidio – e soprattutto degli Emanuele. Agli inquirenti, infatti, il pentito Figliuzzi ha raccontato come Nesci fosse – appunto – «il braccio armato dei Loielo», il gruppo che sparava per ammazzare gli accoliti degli Emanuele, il gruppo che - sostengono gli inquirenti - nel tentare di uccidere un affiliato dei rivali, Domenico Tassone, la sera del 25 ottobre 2012 spezzò brutalmente la vita ad un innocente, Filippo Ceravolo.

 

In merito all’articolo ed al servizio di cui sopra, da Giovanni Alessandro Nesci, nato a Soriano Calabro il 20/09/1990 riceviamo e pubblichiamo: 

“In merito all’articolo apparso sul quotidiano online dell’emittente televisiva LaCnews24 e poi reiterato da altri quotidiani, secondo i quali riportando le propalazioni del killer pentito Nicola Figliuzzi, lo scrivente farebbe parte del gruppo di fuoco dei Loielo ed anzi sarei la figura centrale, intendo precisare che i fatti e le circostanze riportate sono il frutto di pura invenzione. Intanto non ho mai conosciuti il sig. Figliuzzi, né mai sentito parlare dello stesso e, soprattutto, non facevo ne faccio parte del presunto gruppo di fuoco, anzi - per cause a me sconosciute - sono stato più volte oggetto di attentati su cui le forze dell’ordine stanno cercando di fare piena luce e, per questo, ripongo piena fiducia nella magistratura. Assolutamente falsa pure la circostanza secondo cui lo scrivente avrebbe fatto parte del gruppo di fuoco che, nel tentativo di uccidere tale Domenico Tassone, la sera del 25 ottobre 2012 colpì mortalmente il giovane Filippo Ceravolo. Circostanza destituita di fondamento, tanto è vero che non risulto essere indagato per detto fatto di sangue. Stante quindi le falsità rilevate dal killer, oggi collaboratore di giustizia, ho dato incarico al mio legale di fiducia affinché, una volta accertatosi che quanto riportato dal giornalista corrisponda a quanto affermato dal pentito, predisponga formale denuncia querela nei suoi confronti per i reati che riterrà opportuno. Invito a questo punto gli organi di stampa ad evitare di pubblicare notizie che, stanti le gravi accuse, potrebbero ingenerare dalse percezioni della realtà”.

 

La nostra replica:

Sin qui la nota di Giovanni Alessandro Nesci. Per parte nostra, in relazione all’articolo in questione, preme evidenziare che le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Figliuzzi sono riportate negli atti dell'autorità giudiziaria. Che lo stesso collaboratore ha riferito della composizione del presunto gruppo di fuoco del clan Loielo e che, secondo la ricostruzione delle autorità inquirenti, allo stesso gruppo Loielo sono attribuiti gli agguati mirati ad esponenti del gruppo avverso, quello degli Emanuele. In tale contesto, quello degli Emanuele, viene inquadrato Domenico Tassone, indicato come il reale bersaglio dell'agguato che il 25 dicembre 2012 costò la vita all'innocente Filippo Ceravolo. Prendiamo atto della professione d'innocenza, riguardo a questa vicenda, da parte di Giovanni Alessandro Nesci.

 

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