Gli investimenti della ’ndrangheta nei ristoranti al Nord, 9 arresti tra Lombardia e Piemonte

Gli indagati dovranno rispondere di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori. Tra i sequestri anche le quote societarie di alcuni locali di una nota catena di pizzerie

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di Redazione
8 novembre 2019
08:24
Ristorante, immagine di repertorio
Ristorante, immagine di repertorio

La polizia di Milano sta eseguendo in Lombardia e in Piemonte un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori. Le indagini hanno fatto luce sugli interessi di soggetti contigui a cosche calabresi che reinvestivano denaro frutto di attività illecite, con immissione di grandi capitali nel circuito della grande ristorazione nel Nord Italia. Tra i sequestri, per oltre 10 milioni di euro, le quote societarie di alcuni ristoranti di una nota catena di pizzerie. Si tratta di quote societarie di alcuni locali appartenenti alla nota catena di "giro-pizza" Tourlé, riferibili, in prima istanza, ad un noto pregiudicato contiguo alla criminalità organizzata calabrese. Le indagini sono state condotte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano e, nella fase preventiva, dai poliziotti della Divisione Anticrimine milanese, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. 

Le indagini

Le indagini hanno permesso di disarticolare un’associazione per delinquere capeggiata da un noto pregiudicato di origini calabresi, Giuseppe Carvelli, in passato indagato con esponenti di alcune cosche di ‘ndrangheta. Emersa l’esistenza di un articolato sistema di intestazioni fittizie di beni e società, orchestrato dall’uomo, il cui fine era quello di mettere al riparo il patrimonio illecitamente accumulato nel tempo dal pregiudicato, utilizzando soggetti incensurati, per evitare aggressioni patrimoniali da parte dello Stato.


 

Il business del giro-pizza

Carvelli, già destinatario nel 2008 di un provvedimento di sequestro, prodromico alla confisca, per i beni di cui si era accertata la provenienza illecita per un valore di 2milioni e 250mila euro (emesso dalla Sez. Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano), ha investito, negli anni, ingenti somme di denaro di provenienza illecita nelle pizzerie con formula “giropizza” creando, con la complicità dei sodali, il franchising a marchio Tourlè. I locali venivano gestiti tramite società create ad hoc con la complicità dei soggetti legati all’uomo, alcuni anche con vincoli di parentela, che prestando la loro opera nei locali e nelle società, hanno favorito il disegno criminale del principale indagato. Alle origini della “fortuna” della catena, la pizzeria Heigun di Bovisio Masciago (Mi) ove, per prima, è stata sperimentata la formula del “giropizza”; da qui la creazione, nel 2014 da parte dei sodali, della Myob srl, società appositamente creata per la gestione - con la formula dell’affiliazione commerciale del franchising - del marchio Tourle’. È emerso come la Myob srl oltre alla gestione del marchio, detenga attualmente quote di partecipazione dirette in alcuni Tourle’.

Le società sequestrate

Le società sequestrate sono la Pmg srl (che gestisce il Tourlè di Sesto San Giovanni - MI), la Cologno food srl (che gestisce il Tourlè  di Cologno Monzese - MI), la Torino food srl (che gestisce il Tourlè di Torino, Strada Basse di Stura), la Milano food srl (che avrebbe dovuto gestire il Tourlè di Via Ripamonti a Milano, in realtà mai aperto) e la F&G Immobiliare srl.

 

È stata, inoltre, sequestrata la Lincoln sas - società che gestisce l’omonimo hotel a Cinisello Balsamo (Mi) - riferibile ad alcuni parenti calabresi dei principali indagati, da tempo stabilitisi nel citato comune a Nord di Milano. In particolare, uno degli indagati, in virtù dei precedenti problemi giudiziari, si era avvalso, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di confisca e prevenzione patrimoniale (spostando peraltro la propria residenza all’estero), della complicità di propri familiari, i quali, anche in qualità di teste di legno, si sono attribuiti la proprietà e la gestione della citata struttura alberghiera e, per un breve periodo di tempo, anche della Cologno Food, di fatto consentendo di mantenere la gestione e la titolarità occulta in capo al congiunto.

 

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