'Ndrangheta, il conto corrente milionario del boss Grande Aracri

C'è anche un conto corrente da oltre 200 milioni di euro tra le scoperte dell'operazione 'Kiterion II' che ha portato all'arresto di 16 persone, tra boss e affiliati della cosca dei Grandi Aracri di Cutro
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di Manuela Serra
7 gennaio 2016
10:25

La disponibilità economica del boss Nicolino Grande Aracri, non ha limiti. Un contocorrente con oltre 250 milioni di euro è tra le scoperte effettuate nell'ambito dell'operazione Kiterion II che ha portato all'arresto di 16 persone tra boss e gracari della cosca Grande Araci di Cutro. La notizia è stata riportata dal Quotidiano del Sud e riguarda alcuni particolari che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice per le indagini preliminari Domenico Commodaro.


Da alcune pagine dell'ordinanza viene fuori che il boss Nicolino Grande Aracri aveva intenzione di realizzare importanti operazioni finanziarie all'estero. "Si tratta - è scritto nell’ordinanza - per lo più della realizzazione di cambio valute estere, operazioni di investimento con la formula “blocca fondi”, acquisizione di fidejussioni per partecipare ad investimenti edilizi all’estero".



In particolare, dalle indagini dei carabinieri è emerso che c’è una “fideiussione finalizzata all’aggiudicazione di un appalto milionario, per la costruzione di appartamenti in Algeria“. Grande Aracri voleva partecipare alla costruzione di 1.182 alloggiIn Algeria e per partecipare era necessaria una “fidejussione bancaria di 5 milioni di euro, a garanzia del contratto”. Secondo gli inquirenti come garanzia per ottenere la fidejussione è stato presentato "il conto corrente intestato a Antonio Giuseppe Mancuso, detto Pino, con un saldo superiore ai 200 milioni di euro". Ed è a questo punto che entra in gioco la figura dell'avvocato Rocco Corda, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo gli inquirenti, infatti, Pino Mancuso e Nicolino Grande Aracri non hanno mai avuto contatti diretti ma, si sono registrati “una serie di contatti telefonici tra Mancuso e l’avvocato Corda, dal quale si ricava il suo ruolo di portavoce del ‘capo’”. Del ruolo dell'avvocato ne è consapevole anche Pino Mancuso. In una intercettazione telefonica tra i due si sente: “Glielo faccio firmare alle 8 e mezza. Oggi dovremmo avere tutto”. “Dovremmo o abbiamo?”. “Io dico dovremmo, ma abbiamo abbiamo”


Sull'avvocato Corda il gip scrive "l’avvocato Corda rappresenta “la faccia pulita” da spendere nelle attività della consorteria lecite per loro natura, ma realizzate avvalendosi della condizione di cui all’articolo 141 bis del codice penale".

Giornalista
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