Le mani dei clan sul settore turistico, il processo Metropolis regge in Cassazione

NOMI | L'indagine della Dda di Reggio Calabria ha accertato l'interesse delle cosche della Locride nel settore immobiliare-turistico. Tre condanne

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di Ilario  Balì
21 marzo 2019
06:42

Il processo Metropolis, svoltosi con rito abbreviato, regge in Cassazione. I giudici della sesta sezione penale hanno infatti rigettato i ricorsi confermando le condanne nei confronti di Antonio Cuppari (11 anni e 9 mesi), Bruno Verdiglione (7 anni) e Rocco Morabito (3 anni 4 mesi). Confermate le assoluzioni per Domingo Manuel Bernal Diaz e Fausto Ottavio Strangio e la prescirzione nei confronti di Antonino Iriti.

 


La Cassazione infine oltre ad avere annullato, senza rinvio, la sentenza impugnata nei confronti di Maria Rosa Sculli (condannata in appello a 8 mesi con pena sospesa), “perché il fatto non costituisce reato”, ha annullato la sentenza di secondo grado nei confronti di Domenico Vitale (2 anni e 10 mesi) limitatamente all’aggravante dell'aver agevolato la ‘ndrangheta. Per Francesco Arcadi (condannato a 3 anni), Domenico Vallone (3 anni 4 mesi) e Rocco Aquino (6 anni), la Suprema Corte ha annullato la condanna limitatamente al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, rinviando la decisione ad altra sezione della Corte di Appello di Reggio Calabria.

Le investigazioni hanno consentito di accertare come le cosche Morabito e Aquino, attraverso un’articolata e complessa rete di società italiane ed estere, fossero riuscite a garantirsi, con la forza dell’intimidazione mafiosa, la gestione, il controllo e la realizzazione di decine di importanti e noti complessi immobiliari turistico-residenziali, ubicati nelle più belle aree balneari della Calabria.

Giornalista
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