«Non dimenticate mio figlio, ucciso in una terra sequestrata dalle mafie»

Nuovo appello di Katia Villirillo, la madre di Giuseppe Parretta, il 18enne freddato a Crotone nel gennaio 2018. Il 5 dicembre prevista la sentenza di primo grado: «Mi hanno condannato all'ergastolo, sopravvivo solo per avere giustizia»

di M. S.
29 novembre 2019
08:42
Giuseppe Parretta
Giuseppe Parretta

È una mamma che urla giustizia, è una mamma che come lei stessa dice «è stata condannata all'ergastolo». È una mamma che sopravvive all'assenza del figlio solo «per avere giustizia e per non rendere vano il suo coraggio». Lei è Katia Villirillo, la madre di Giuseppe Parretta , il ragazzo di 18 anni, ucciso a colpi di pistola, il 13 gennaio 2018, nella sede dell’Associazione LibereDonne di Crotone, la stessa associazione dove proprio Katia  da anni lavora per aiutare le donne vittime di violenza, tratta, prostituzione. «Un impegno Quello di Libere donne - scrive in una lettera Katia - che dava fastidio  e che mio figlio ha pagato con la vita, cadendo vittima di una vera e propria esecuzione davanti a me, a sua sorella e al suo fratello minore».

 


Lacrime e sofferenza di una donna alla quale hanno strappato violentemente il figlio e che aspetta di avere giustizia. «Il 5 dicembre saprò se mio figlio potrà riposare in pace, se questo Paese avrà rispetto e memoria del sacrificio di un innocente». È prevista per quella data, alla Corte d'Assise di Catanzaro  la sentenza di primo grado a carico di Salvatore Gerace ritenuto l'autore dell'efferato omicidio.

 

Infine la donna lancia l'ennesimo appello alle istituzioni, ai media, ma anche a tutti i cittadini: «Chiedo di non dimenticare Giuseppe, il suo gesto eroico di difesa verso sua madre, il suo martirio in una terra inquinata da malavita e criminalità in cui pochissimi, come fa l’Associazione LibereDonne, hanno il coraggio di provare a cambiare le cose, a partire dai giovani e dalla scuola. Appendete striscioni fuori dalle finestre, sui balconi, nelle strade, fatelo in memoria di Giuseppe, ucciso da chi non vuole presidi di legalità in una terra sequestrata dalle mafie. Mi hanno condannato all’ergastolo, sopravvivo alla sua assenza solo per avere giustizia e per non rendere vano il suo coraggio: continuerò a salvare le donne».

Giornalista
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