Mafia Capitale, contatti con il clan Mancuso: due arresti

Due persone sono finite in manette con l’accusa si associazione di tipo mafioso
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di redazione
11 dicembre 2014
10:22

Roma - L’appalto per la pulizia del mercato Esquilino, a Roma, in cambio della protezione, in Calabria, delle cooperative di Buzzi e Carminati. A Roma e a Latina i carabinieri del ros hanno arrestato  Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero con l’accusa di associazione di tipo mafioso. Secondo gli inquirenti avrebbero fatto da tramite tra l’organizzazione guidata da Massimo Carminati e la potente cosca Mancuso di Limbadi. Una terza persona è indagata a piede libero nell’ambito dello stesso filone di indagine parallelo all’inchiesta “Mafia Capitale”, sul giro di affari illeciti scoperti dalla direzione distrettuale antimafia di Roma che toccherebbero anche il Campidoglio. Gli arresti di questi mattina riguardano l’attività della cooperativa “Santo Stefano” accreditata per l’accoglienza dei migranti e riconducibile, secondo gli inquirenti, all’imprenditore calabrese Giovanni Campennì, che secondo la Dda sarebbe persona di riferimento del clan Mancuso.   

 


Un’altra collaborazione, risalente al 2009, è stata documentata dagli inquirenti. Rotolo e Ruggiero su, richiesta di Buzzi, si sarebbero recati in Calabria, per accreditarsi con la Cosca Mancuso, tramite esponenti del clan Piromalli, circa l’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Campo di Crotone.

 

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Gli elementi raccolti dalle indagini hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano fornito uno stabile contributo alle attività di Mafia Capitale, avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con qualificati esponenti della 'ndrangheta, in un rapporto sinallagmatico tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da Mafia Capitale, ha consentito l'inserimento della cosca Mancuso, rappresentata dal Campennì, nella gestione dell'appalto pubblico in Roma.

 

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Le intercettazioni - “Siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto ‘facci entrare anche la ‘ndranghetà”, afferma Massimo Carminati in un’intercettazione del 26 maggio scorso, parlando con Paolo Di Ninno, commercialista di Salvatore Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto collaboratore del ras delle cooperative sociali. “Caso mai ti butto dentro una fatturina – aggiunge Carminati – sto mese per il mese prossimo…e poi con il fatto della sovrafatturazione, quando aumentano i pasti capito… 5 sacchi in più”. Di Ninno risponde: “Tutto chiaro”. E Carminati: “Si è tutto perfetto”. Il presunto boss di Mafia Capitale secondo gli investigatori si preoccupava di trarre utili dagli affari delle cooperative di Buzzi.

 

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In un’altra conversazione intercettata Buzzi dichiara: “Perché Claudio è cosi… ma è tremendo… ma nemmeno Sandro: gli ho visto fare una volta una trattativa con la ‘ndrangheta… ‘ce fai sparà gli ho detto… ce fai sparà…’ ndranghetisti… a trattà su 5 lire… gl’ho detto ‘scusa chiudi chiudì, glie facevo chiudi e questo rompeva il cazzo… ce sparano sto giro… in piena Calabria!”.

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