Oltre le sbarre

LaC storie entra in carcere per far conoscere la Calabria più bella, i detenuti: «Grazie, per due ore dimentichiamo di essere qui»

I docufilm del format prodotto dal fotoreporter vibonese Saverio Caracciolo sono trasmessi nei penitenziari raccogliendo  sempre più consensi

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di Giusy D'Angelo
13 agosto 2024
12:07

Portare un po’ di Calabria, la magia dei luoghi più belli della nostra terra sul piccolo schermo. Ma anche raccontare piccoli grandi personaggi che, quotidianamente, con il loro lavoro e le loro passioni, lasciano un segno nelle comunità d’appartenenza. Il progetto del videoreporter vibonese di LaC Tv, Saverio Caracciolo, è nato proprio con l’obiettivo di stravolgere una narrazione della Calabria a senso unico. Non solo ‘ndrangheta, non solo malaffare. La piccola creatura “LaC Storie” ha avuto il pregio, in questi anni di onorato servizio, di entrare nelle case dei telespettatori. Ogni puntata, un messaggio di speranza, un racconto originale di una Calabria inedita, generosa, genuina (clicca qui per rivedere tutte le puntate su LaC Play).

LaC Storie, oltre le sbarre

Piccole perle che hanno raggiunto anche luoghi impensabili, contesti di sofferenza e luoghi di “attesa”. Infatti, i racconti di LaC Storie hanno oltrepassato il muro del penitenziario di Palmi, raggiungendo e conquistando il cuore dei detenuti. A entrare nel dettaglio del progetto, il suo creatore Caracciolo: «Circa due anni fa – spiega – ho proposto al direttore del carcere di Palmi, Mario Antonio Galati il mio progetto che consisteva nel proiettare settimanalmente ai detenuti i documentari realizzati con LaC Storie. L’idea è stata accolta positivamente».


Giornata dopo giornata, le puntate hanno quindi raccolto consensi: «È stato davvero un grande successo. Il progetto è stato apprezzato non solo dai numerosi detenuti ma anche dall’area trattamento guidata dal dottor Domenico Ciccone». Un messaggio raccolto in pieno, dunque: «Con queste iniziative – scandisce il videoreporter – desideravo far conoscere la bella Calabria con le sue innumerevoli sfaccettature, dal folklore al cibo, dai vecchi mestieri in via di estinzione, alle varie tradizioni religiose. Alla fine del progetto i detenuti mi hanno scritto vari pensieri di gratitudine e di stima. Tra questi, uno mi ha colpito in particolare: “Pensa che dimentico di essere in carcere nelle 2 ore che trascorro con te”».
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Giornalista
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