’Ndrangheta

Mantella racconta l’estorsione all’obitorio di Vibo «grazie all’avvocato Sabatino» e i messaggi criptati in carcere

Prosegue il controesame del pentito nel processo Maestrale. Le informazioni che arrivavano in carcere, la conoscenza con Nicola Fusca e il traffico di droga: «Ci guadagnavo ma lo facevo gestire ai miei uomini»

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di Alessia Truzzolillo
9 luglio 2024
15:40

Nel 2011, dopo una serie di “comode” detenzioni in case di cura, Andrea Mantella è stato tratto in arresto. «Era luglio 2011, sono entrato in carcere e non sono uscito più», racconta, nel corso del processo Maestrale-Olimpo-Imperium, l’ex boss scissionista di Vibo Valentia divenuto collaboratore di giustizia.
Nel corso del controesame – condotto ieri dagli avvocati Giovanni Vecchio, Giuseppe Bagnato, Guido Contestabile e Luca Cianferoni – il collaboratore ha affermato che dopo l’arresto di luglio 2011 i suoi contatti con l’esterno erano, prevalentemente, lo zio Armando Mantella e la madre che lo andavano a trovare. Con loro però non trattava particolari argomenti perché «sapevo di essere intercettato».

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L’estorsione all’obitorio di Vibo grazie a Sabatino

A informarlo sui suoi affari c’erano suo cugino Salvatore Mantella e Domenico Bonavota che gli inviavano «lettere criptate» attraverso le quali il cugino lo tranquillizzava circa la gestione delle «situazioni fuori, che tutto procedeva bene».


«Mi documentavo anche attraverso altri detenuti», dice Mantella, e
«in più – aggiunge – mi avvalevo di un avvocato dal quale ricevevo delle informazioni. Tant’è vero che io con l’avvocato chiusi un’estorsione per l’obitorio dell’ospedale di Vibo Valentia. L’avvocato in questione è Francesco Sabatino». Andrea Mantella è l’avvocato Sabatino sono coimputati nel processo Maestrale che si sta tenendo con rito abbreviato.
Dunque, nonostante ristretto, l’ex boss vibonese era «in piena attività».

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La conoscenza di Nicola Fusca

L’avvocato Bagnato ha poi chiesto a Mantella se conoscesse Nicola Fusca, imputato in Maestrale con l’accusa di essere partecipe, per quanto riguarda i reati di droga e armi, della cosca capeggiata da Giuseppe Antonio Accorinti, boss di Zungri. Il periodo in cui il collaboratore lo avrebbe incontrato sarebbe quello compreso tra 2003/2004/2005. «Qualche volta aveva bisogno di qualche favore all’ospedale di Vibo, per delle visite, e io lo indirizzai verso Paolino Lo Bianco e Orazio Lo Bianco
Mantella ricorda che nel corso di una perquisizione a Milano, hanno trovato a Fusca e ai suoi fratelli droga e armi. Continua a leggere sul Vibonese. 

 

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