Intestazione fittizia, indagato il presidente della Camera di commercio di Vibo

Si tratta di un ulteriore sviluppo dell’inchiesta “Metauros” scattata nel 2017. Sequestrata una società riconducibile all’imprenditore Michele Lico. Sigilli a beni per 1,5 milioni
di Redazione
28 febbraio 2018
11:14

I Carabinieri del Comando Provinciale e del Nucleo Operativo Ecologico di Reggio Calabria, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti della società Fargil S.r.l. con sede legale in Roma.

L'indagine "Metauros"

Si tratta di un’ulteriore sviluppo dell’articolata attività d’indagine scattata lo scorso ottobre nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Metauros”, che portò all’esecuzione di fermo di indiziato di delitto a carico di sette persone, indagate a vario titolo per associazione mafiosa (cosca Piromalli), concorso esterno, estorsione ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante delle modalità mafiose, nonché all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di società operanti nel settore della depurazione e trattamento delle acque, trasporto e compostaggio dei rifiuti speciali non pericolosi.


L’odierno provvedimento vede indagato l’imprenditore vibonese Michelino Roberto Lico, attuale Presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia, ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni poiché, al fine di eludere le disposizioni in materia antimafia, avrebbe attribuito fittiziamente al figlio Santo, 28enne, la maggioranza assoluta delle azioni della I.A.M. S.p.A. di Gioia Tauro, società che gestisce da oltre un ventennio la depurazione delle acque reflue di numerosi comuni della Piana.

Le indagini

Le indagini hanno consentito di ricostruire dettagliatamente le vicissitudini imprenditoriali di Lico, fino al fino al 20 luglio 2015 a capo della I.A.M. S.p.a. attraverso la società Ligeam S.r.l.. In quella data, infatti, un’altra società riconducibile alla famiglia Lico per la gestione di appalti pubblici, la Elmecont S.r.l. di Maierato (VV), ha ricevuto un’interdittiva antimafia emanata dalla Prefettura di Vibo Valentia, provvedimento che menzionava anche la LIGEAM S.r.l.. Pertanto, al fine di evitare che anche quest’ultima potesse essere attinta da analoghe preclusioni di pubbliche commesse, con inevitabili ricadute sulla I.A.M., l’imprenditore vibonese, attraverso una spregiudicata manovra societaria, ha trasferito la maggioranza azionaria di quest’ultima (89,5% del totale) al figlio Santo, 28enne, costituendo ad hoc la FARGIL S.r.l., destinataria dell’odierno provvedimento.


Le risultanze investigative hanno dimostrato, in maniera ben stagliata, la natura assolutamente fittizia dell’operazione, con Michelino Roberto Lico, di fatto, ancora saldamente al timone della I.A.M. e, pertanto, dominus sostanziale ed unico interlocutore dei vertici della compagine societaria: le risultanze investigative hanno comprovato come, anche dopo la formale fuoriuscita dalla compagine sociale, Lico sia rimasto l’unico punto di riferimento dei dirigenti della I.A.M., ai quali ha regolarmente dettato le strategie imprenditoriali.
Il valore complessivo dei conti correnti e dei beni riconducibili alla società sequestrata ammontano a circa 1.500.000 di euro.

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