Infiltrazioni mafiose: incandidabile assessore del Comune di Mongiana

Sentenza della Corte d’Appello anche per altri tre ex amministratori. Il caso seguito con attenzione dalla Prefettura di Vibo Valentia

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di G. B.
31 ottobre 2019
19:54

Dura sentenza della sezione civile della Corte d’Appello di Catanzaro presieduta dal giudice Alberto Filardo (giudice-relatore Beatrice Magarò, giudice Carlo Fontanazza) in tema di incandidabilità ai sensi della legge antimafia. I giudici hanno infatti dichiarato incandidabili tre ex amministratori del Comune di Mongiana ed anche un attuale assessore comunale. Con le loro condotte, ad avviso della Corte, si sono resi responsabili dello scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose datato 12 luglio 2012. Si tratta dell’ex sindaco Rosamaria Rullo, dell’ex vicesindaco Domenico Pisano, dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Campese e dell’attuale assessore comunale Cosimo Foti.

 


La posizione di Foti. In primo grado a Vibo erano stati dichiarati incandidabili solo Rullo, Campese e Pisano. La Corte d’Appello aveva invece deciso che tutti gli amministratori avessero già scontato un turno elettorale di incandidabilità alle elezioni regionale. Tale ultimo verdetto è stato però annullato dalla Cassazione con rinvio ad una nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro. Per la Suprema Corte ogni amministratore dichiarato responsabile di aver provocato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi dell’ente deve scontare un turno di incandidabilità per ognuna delle elezioni: comunale, provinciale e regionale. La Corte d’Appello ha quindi ora riformato la sentenza del Tribunale di Vibo spiegando che Cosimo Foti “risulta avere rapporti di frequentazione con la famiglia Vallelunga e di parentela con le famiglie Emanuele e Pisano, legate ad ambienti mafiosi che hanno condizionato gli esiti delle elezioni e che sono risultate vicine alle ditte aggiudicatarie di lavori affidati dal Comune”. Si tratta, quindi del clan potente Vallelunga di Serra San Bruno e dei clan Emanuele e Pisano di Mongiana.

 

La posizione di Rullo, Campese e Pisano. Per quanto riguarda l’ex sindaco Rosamaria Rullo la sentenza – richiamando la relazione prefettizia di scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose – sottolinea “l’abituale frequentazione” dell’allora primo cittadino con alcuni esponenti delle cosche locali, quali Pisano Antonio, Emanuele Vittorio, Emanuele Vittorio Decimo, Vallelonga Francesco, tutti con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, circostanza che ne ha condizionato l’agire amministrativo, improntato ad una logica spartitoria e clientelare, tesa a favorire questi soggetti e le cosche a cui sono legati, dai quali risulta essere stata sostenuta anche durante la campagna elettorale”.

 

Per quanto riguarda l’ex presidente del consiglio comunale, Giuseppe Campese, la Corte d’Appello sottolinea che lo stesso “ha rapporti di parentela e frequentazione con le famiglie Pisano ed Emanuele”, mentre l’allora vicesindaco Domenico Pisano è “cognato del pregiudicato – scrivono i giudici – Vallelonga Francesco Antonio”.

 

Per tutti gli altri ex consiglieri e assessori comunali dell’amministrazione Rullo, la Corte d’Appello ha invece confermato la sentenza del Tribunale di Vibo Valentia, respingendo l’appello del Ministero dell’Interno. Anche per i giudici di secondo grado, quindi, sono candidabili e non hanno alcuna responsabilità nello scioglimento dell’ente ai tempi dell’amministrazione Rullo: l’attuale sindaco Francesco Angiletta, l’ex sindaco Bruno Iorfida, Antonio Primerano (già vicesindaco con Iorfida), Fernando Franzè, Cosimo Fazio, Domenicantonio Aloi, Vito Scopacasa, Francesco Sibio, Vincenzo Condina e Fiorella Tripodi.

 

I problemi per il sindaco. L’attuale primo cittadino Francesco Angiletta, quindi, si ritrova ora con un assessoreCosimo Foti – dichiarato incandidabile ai sensi della legge antimafia e che non ha scontato il turno di incandidabilità. Per i giudici ha rapporti di frequentazione con le “famiglie” Vallelunga, Pisano ed Emanuele. Se la sua presenza è stata quindi concausa dello scioglimento dell’amministrazione Rullo per infiltrazioni mafiose, la permanenza nel suo incarico nell’attuale giunta comunale crea problemi più che seri. Non bisogna tralasciare, inoltre, un altro dato importante, per lo meno sotto il piano politico e non solo: sia Francesco Angiletta (ex assessore della giunta Rullo) che Cosimo Foti sono stati fra i sottoscrittori del ricorso al Tar del Lazio contro il decreto di scioglimento per mafia dell’amministrazione Rullo di cui ne chiedevano il “ritorno in sella”. Ricorso perso in via definitiva.

 

La posizione dell’attuale vicensidaco Luigi Vallelonga. Il primo cittadino Francesco Angiletta, 41 anni, eletto alle scorse amministrative del 26 maggio ha però un altro serio problema alla luce della sentenza della Corte d’Appello. L’ex vicesindaco Domenico Pisano viene infatti dichiarato incandidabile per mafia anche per via del fatto che è “cognato del pregiudicato Francesco Vallelonga”, quest’ultimo già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza. Ebbene, lo stesso Francesco Vallelonga è anche zio diretto (fratello del padre) dell’attuale vicesindaco Luigi Vallelonga. Si comprende, quindi, che se la parentela di Francesco Vallelonga è stata ritenuta dai giudici importante e sconveniente per l’ex vicesindaco Domenico Pisano, la stessa lo è anche per l’attuale vicesindaco Luigi Vallelonga che è nipote proprio del pregiudicato Francesco Vallelonga. Cosa farà, dunque, ora il sindaco: farà dimettere il suo vicesindaco e l’assessore Cosimo Foti – restando così senza assessori – oppure aspetterà ulteriori decisioni? Altro interrogativo: perché il sindaco Francesco Angiletta – che di certo avrà letto le contestazioni rivolte a Domenico Pisano (cognato di Francesco Vallelonga) – ha deciso di nominare Luigi Vallelonga assessore (nipote di Francesco Vallelonga)? E nulla sapeva il sindaco neanche delle contestazioni rivolte a Cosimo Foti?

 

Le conseguenze della sentenza. Diverse le strade che ora si aprono alla luce del verdetto della Corte d’Appello di Catanzaro. Cosimo Foti potrebbe benissimo fare ricorso in Cassazione contro la sentenza e rimanere in tal caso al suo posto, ma è bene considerare che la Suprema Corte è giudice solo di legittimità e non di merito, non potendo quindi sindacare la valutazione della Corte d’Appello ma solo vedere se tale decisione è conforme alla legge. Ove l’assessore Foti non impugnasse il verdetto, la sentenza nei suoi confronti diventerebbe definitiva e la Prefettura di Vibo Valentia lo dichiarerebbe decaduto.

 

L’attenzione della Prefettura. La sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro è già all’attenzione della Prefettura di Vibo Valentia. Al di là o meno della scelta di Cosimo Foti di impugnare la sentenza, restano tre dati certi: l’attuale assessore Foti viene indicato nella sentenza della Corte d’Appello come in rapporti di frequentazione con i Vallelunga di Serra San Bruno ed in rapporti di parentela con le famiglie dei clan Emanuele e Pisano di Mongiana; l’attuale vicesindaco Luigi Vallelonga è nipote diretto del pregiudicato e già sorvegliato speciale Francesco Vallelonga; il sindaco Francesco Angiletta e Cosimo Foti hanno sostenuto, sottoscrivendo un ricorso al Tar (perso), la mancanza di presupposti per lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale e dell’amministrazione Rullo. Quanto basta ed avanza alla Prefettura di Vibo Valentia per valutare l’invio di una commissione di accesso al Comune di Mongiana.

Giornalista
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