Inchiesta Provvidenza, 150 anni di carcere alla cosca Piromalli

VIDEO | Il gup reggino ha condannato 11 imputati mentre otto sono gli assolti. Comminati 20 anni di reclusione ad Antonio Piromalli, figlio del boss "Facciazza"

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di Angela  Panzera
16 novembre 2018
17:47

La cosca Piromalli di Gioia Tauro sepolta da oltre 150 anni di carcere. Si è concluso il processo abbreviato nato dall’operazione “Provvidenza” che nel gennaio dello scorso anno aveva visto finire chi in carcere, chi ai domiciliari, giovani e vecchie leve della storica cosca mafiosa egemone nella Piana. L’inchiesta, coordinata dai pm antimafia reggini Giulia Pantano e Roberto Di Palma, aveva evidenziato l’espansione criminale della ‘ndrina che, pur mantenendo la base in Calabria, era riuscita ad espandersi al Nord Italia, soprattutto nel milanese,  arrivando a infiltrarsi nei settori strategici imprenditoriali della Romania e degli Stati Uniti. Il gup distrettuale, all’esito del giudizio, ha condannato undici imputati mentre otto sono gli assolti. Le accuse erano, a vario titolo, quelle di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati, tutti aggravati dalle finalità mafiose. L'indagine, condotta dai Carabinieri, ha preso le mosse dagli esiti delle operazioni “Cent'anni di storia”, “Maestro”, ''Mediterraneo” e “Mammasantissima”.

 


20 anni di carcere per Piromalli junor 

La pena più “alta”, ossia 20 anni di reclusione, è stata comminata a Domenico Stanganelli e ad Antonio Piromalli (foto a sinistra). Per l’Antimafia dello Stretto, e adesso anche per il gup, Piromalli junior ha ereditato in toto le redini della cosca direttamente dal padre Pino Piromalli, alias “Facciazza”, uno dei capi storici della cosca. Piromalli junior si era trasferito a Milano e lì aveva avviato una serie di società e imprese allargando i propri interessi in vari settori, dall'edilizia al turismo passando per il mondo della moda, soprattutto le “grandi firme”. Una scelta strategica che, tuttavia, non è sfuggita all'Antimafia dello Stretto. A Milano, Antonio Piromalli avrebbe "lavato" «elevati introiti del clan, derivanti dal traffico di droga» in nome e per conto del padre. L’indagine avrebbe documentato la penetrazione della ‘ndrina nell’hinterland lombardo dove avrebbe esercitato un «radicale controllo sugli apparati imprenditoriali, nei settori immobiliare e agroalimentare, con riferimento anche al mercato ortofrutticolo». Il business però, guardava oltreoceano ed in particolare gli Usa dove i Piromalli avevano avviato una rete di distribuzione di prodotti oleari. Al capo di questa rete c’era un imprenditore italoamericano, ritenuto organico alla cosca su cui però è stata l’Fbi a compiere le indagini su input della procura dello Stretto.

Le condanne decise dal gup:

Carmine Alvaro, 18 anni 

Cinzia Ferro, 2 anni 

Pietro Gallo, 14 anni 

Pasquale Guerrisi, 19 anni e 2 mesi 

Antonio Piromalli, 20 anni 

Alessandro Pronestì, 12 anni

Rocco Saccà, 8 anni

Giovanni Sergio, 8 anni e 8 mesi

Francesco Sciacca, 14 anni

Domenico Stanganelli, 20 anni

Francesco Trunfio, 14 anni e 8 mesi

Le assoluzioni:

Francesco Arcuri

Domenico Careri

Gioacchino Careri

Grazia Piromalli

 Annunziato Sciacca

Antonio Pietro Sciacca

Carmelo Sciacca

Loredana Sciacca

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