INCHIESTA A COSENZA | Gli affidamenti concessi da Bartucci in cambio di lavori a casa della figlia

Tra gli episodi contestati anche quelli relativi all'allestimento delle famigerate luminarie

di Salvatore Bruno
2 novembre 2017
16:03

La Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, il Gip Giusy Ferrucci ha rigettato l’istanza, applicando la misura cautelare meno afflittiva della interdizione. Sei mesi per il dirigente comunale Arturo Bartucci, meglio noto come Rino, e per l’imprenditore Francesco Amendola, tre mesi per Carlo Pecoraro e Domenico Cucunato. 25 nel complesso gli episodi contestati. 14 in tutto gli indagati per i quali il giudice per le indagini preliminari non ha ritenuto di dover applicare alcuna misura cautelare. Si tratta di Antonio Amato, Renato Cerzosimo, Michele Fernandez, Francesca Filice, Ivan Mandarino, Pietro Mazzuca, Pasquale Perri, Vincenzo Rubino,  Antonio Scarpelli, Ferruccio Stumpo.

Favori in cambio di lavori a casa della figlia

Tra le condotte contestate, vi è anche la corruzione in capo all’ingegner Bartucci. Secondo l’accusa, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche, Bartucci avrebbe concesso alla Cmt di Francesco Amendola affidamenti per importi notevoli, provvedendo anche alla loro liquidazione, ottenendo poi dalla ditta stessa, in cambio, l’esecuzione gratuita di alcuni interventi di tinteggiatura pareti, allaccio delle utenze e assemblaggio di mobili a casa della figlia Francesca Maria. 


Le luminarie della discordia

Numerosi poi sono i capi di imputazione relativi agli affidamenti in favore della Med Labor di Antonio Scarpelli. L’azienda si è occupata negli ultimi anni, dell’allestimento delle luminarie, già oggetto di infine polemiche proprio per l’elevato costo delle luci decorative e per le modalità con cui questo servizio è stato sistematicamente concesso alla medesima ditta nonostante gli importi elevati. Nel complesso la Med Labor è passata da un fatturato dichiarato nell’anno di imposta di appena 10.450,00 euro ai 427.996,00 del 2015. Tra le irregolarità emerge l’illecito frazionamento degli importi in più determine, tre addirittura consecutive, la 1151, 1152 e 1153 del 13 giugno 2013 con cui si affidavano lavori per oltre centomila euro per le luminarie sul Lungofiume. Le determine, recanti la firma di Carlo Pecoraro in qualità di responsabile unico del procedimento, consentivano di spezzettare l’importo complessivo di 101.925,50 euro nelle suddette tre determine di importi singoli inferiori alla soglia di 40mila euro. Veniva così aggirato l’obbligo di attivare una procedura diversa da cottimo fiduciario.

Il ruolo dei collaboratori di giustizia

Sia pure in maniera marginale, nell’inchiesta entrano anche i collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti, Francesco Galdi e Franco Bruzzese i quali, ascoltati tra il gennaio ed il luglio 2016, hanno riferito di essere a conoscenza di rapporti privilegiati intrattenuti dagli imprenditori Antonio Scarpelli e Antonio Amato, con l’allora capo di gabinetto di Palazzo dei Bruzi Carmine Potestio. Secondo Bruzzese inoltre, Antonio Scarpelli sarebbe anche impegnato in attività di smercio di sostanze stupefacenti.

Le dichiarazioni di Katya Gentile e Giulia Fresca

Nel corso delle indagini anche gli assessori Katya Gentile e Giulia Fresca sono state ascoltate dagli inquirenti. Katya Gentile ha ricoperto dal 2011 fino al giugno del 2013, l’incarico di vicesindaco con delega ai lavori pubblici. Giulia Fresca ha ricoperto l’incarico di assessore ai lavori pubblici tra il 2015 ed il 2016, fino alla chiusura anticipata della prima consiliatura Occhiuto, determinata dalle dimissioni di 17 consiglieri comunali. Entrambe hanno manifestato le loro perplessità sull’operato dei dirigenti oggi coinvolti nell’inchiesta.

 

Salvatore Bruno

Giornalista
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