Imprese, bingo e alimentari: ecco l'impero sequestrato a imprenditori vicini ai clan

NOMI-VIDEO | Legami non solo con i Tegano e i De Stefano ma anche con le più importanti famiglie del capoluogo quali i Latella, Libri ed i Labate. Il provvedimento ha colpito 20 imprese, 172 immobili, 284 tra fabbricati e terreni

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di Redazione
19 novembre 2019
10:37
Sequestri a Reggio, conferenza stampa
Sequestri a Reggio, conferenza stampa

Si è svolta a Reggio Calabria un'operazione della Guardia di finanza, dei carabinieri e della Dia, con il coordinamento della Dda, diretta dal Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, per l'esecuzione di un provvedimento di sequestro di beni mobili ed immobili per un valore di duecento milioni di euro riconducibili a quattro imprenditori reggini. Nello specifico si tratta di Andrea Francesco Giordano, 68 anni; Michele Surace, 62 anni, Giuseppe Surace 35 anni e Carmelo Ficara, 63 anni, indiziati di essere vicini alle cosche reggine Tegano e De Stefano.

I reati contestati

Gli imprenditori erano stati tratti in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su proposta della Procura della Repubblica Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Monopoli” condotta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, all’esito della quale - nel 2018 - erano stati raggiunti da provvedimenti restrittivi personali per i reati - tra gli altri - di cui associazione per delinquere di tipo mafiosotrasferimento fraudolento di valoriautoriciclaggio aggravati dall’agevolazione mafiosa, nonché reali, su compendi aziendali di imprese/società, beni mobili e immobili, per un valore complessivo stimato in 50 milioni di euro. Al riguardo, l’attività investigativa, avviata nel febbraio 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, ha fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali, coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio delle più temibili cosche cittadine, erano riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali.


La sala bingo a Reggio

Le risultanze investigative hanno consentito di appurare come gli imprenditori Andrea Giordano e Michele Surace, quest'ultimo coadiuvato dal figlio Giuseppe, sfruttando l'appoggio delle cosche cittadine, fossero riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati attraverso diverse attività commerciali - tra le quali l'unica Sala Bingo presente nel comune di Reggio Calabria - attività gestita in regime di “monopolio” in virtù di precisi accordi stipulati con esponenti apicali della famiglia Tegano di Archi - nonché reimpiegando ingentissime quantità di denaro per lo più nel settore edile, grazie alla costituzione di svariate società fittiziamente intestate a compiacenti prestanome.

Le fortune del duo imprenditoriale Surace-Giordano

Nel dettaglio, le rivelazioni di alcuni collaboratori hanno delineato il profilo di Andrea Giordano e Michele Surace quali affiliati di lunga data ai “Tegano” di Archi ed in contatto, in particolare, con il boss Giovanni Tegano, 80 anni, attualmente detenuto. Gli approfondimenti investigativi svolti dai Carabinieri hanno permesso di ripercorrere le fortune del duo imprenditoriale Surace-Giordano, che hanno preso il via dall’attività di costruzione di fabbricati nell’edilizia residenziale. Infatti, verso la fine degli anni ’90 realizzavano il complesso residenziale “Mary Park” - fabbricato che successivamente ospiterà i locali dell’unica sala bingo cittadina - e numerose villette a schiera, in cui era stata riservata la disponibilità di un appartamento a Giuseppe Tegano, fratello del boss Giovanni. Il rapporto sinallagmatico con la cosca, nel tempo, ha garantito agli imprenditori un eccezionale sviluppo economico. In tale contesto, gli accertamenti esperiti hanno permesso di documentare il reimpiego dei proventi illeciti della cosca in diversificate iniziative imprenditoriali affidate a Surace e Giordano, divenuti nel tempo un tassello fondamentale del sistema di riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti della “famiglia”.

 

L’impresa Ficara e l’accordo con i De Stefano

All’imprenditore Carmelo Ficara invece, viene contestato l’aver concluso un patto con lo storico sodalizio criminoso reggino dei De Stefano, in cambio del quale avrebbe ottenuto protezione e possibilità di sviluppo imprenditoriale ed edificatorio, soprattutto nel territorio di Archi.

I nomi di Andrea Francesco Giordano,  Michele Sucare a Carmelo Ficara, inoltre, emergono altresì dalle risultanze investigative di cui all’operazione “Martingala” condotta dalla Gdf, contro un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti tra cui - a vario titolo - quelli di associazione mafiosa, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, con l'aggravante - per alcuni di essi - del metodo mafioso - e conclusa nel 2018 con l’esecuzione di  provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone, nonché di provvedimenti cautelari reali nei confronti di 51 società - anche estere -  partecipazioni sociali, beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo stimato in circa 119.000.000 euro.

Il sistema Scimone

In tale contesto, è stato delineato un illecito sistema - c.d. “Sistema Scimone” dal nome del suo ideatore e promotore Antonio Scimone– che, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti - grazie all’impiego di società cartiere - era funzionale alla consumazione di frodi fiscali e di riciclaggio, nonché al reimpiego di imponenti flussi finanziari provenienti da imprenditori espressione dell’infiltrazione economica della ‘ndrangheta.

In relazione alle risultanze dell’attività di cui sopra, la locale Direzione Distrettuale Antimafia - sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata - delegava al Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) della Guardia di finanza, al Nucleo investigativo dei Carabinieri e al Centro Operativo Dia, apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

Patrimoni illecitamente accumulati

Nella stessa ottica, deve essere evidenziato lo sforzo dell’Arma dei carabinieri nella ricerca dei patrimoni illecitamente accumulati (individuazione delle intestazioni fittizie e delle transazioni finalizzate a dissimulare la reale provenienza dei beni), attraverso una implementazione delle strutture specialistiche, che operano in maniera simbiotica rispetto alle tradizionali articolazioni investigative, e che hanno consentito – negli ultimi anni – di raggiungere risultati ragguardevoli nello specifico settore, tranciando il supporto finanziario ai gangli criminali territoriali.  

Al riguardo, dopo aver delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata dei proposti, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, la pertinente attività investigativa è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali - dirette o indirette - effettuate nell’ultimo trentennio, accertando - attraverso una complessa, articolata e minuziosa attività di accertamento e riscontro documentale - i patrimoni dei quali i medesimi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali i medesimi avevano tratto le risorse per la loro acquisizione e, soprattutto, la natura mafiosa delle attività d’impresa svolte - nel tempo – dai proposti quali imprenditori espressione delle cosche di riferimento.

Con riferimento al percorso esistenziale dei proposti, venivano individuate le condotte delittuose poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, da parte della competente A.G., del prescritto giudizio prognostico sulla pericolosità sociale.

Imprenditori inseriti nelle file della ‘ndrangheta reggina

Dagli approfondimenti info-investigativi è infatti emerso come gli imprenditori, inseriti nelle file della ‘ndrangheta reggina, avessero stabilmente e in maniera sistematica messo a disposizione - nel tempo - le proprie risorse economiche e capacità professionali, non solo a favore delle citate cosche Tegano e De Stefano - intessendo con questi un rapporto di florida e pluriennale collaborazione in una prospettiva di biunivoca utilità - ma anche a sostegno delle più importanti famiglie mafiose del capoluogo quali i Latella, Libri ed i Labate, nell’ottica dell’ormai riconosciuta unitarietà della ‘ndrangheta.

Acquisiti plurimi elementi di riscontro in merito a fittizie intestazioni di beni - architettate dai citati imprenditori con la complicità di familiari e terzi prestanome - per eludere l'applicazione dì misure di prevenzione patrimoniali, attraverso la costruzione di articolate strutture volte a schermare la titolarità di fatto di società e immobili costituenti un cospicuo patrimonio di provenienza delittuosa.

Il sequestro

Alla luce di tali risultanze, il Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione - su richiesta della citata Dda, con l’odierno provvedimento – ritenuta sussistente la pericolosità qualificata dei citati proposti, ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’intero patrimonio riconducibile a Andrea Francesco Giordano, Michele e Giuseppe Surace e Carmelo Ficara, nonché ai rispettivi nuclei familiari, costituito dall’intero compendio aziendale di 20 imprese/società commerciali edili (comprensivo, altresì, di quote sociali, 172 immobili, 9 veicoli), quote societarie relative a 10 imprese, 284 tra fabbricati e terreni, 4 veicoli, nonché disponibilità finanziarie e rapporti bancari/assicurativi, per un valore stimato in oltre 200 milioni di euro.

I beni sequestrati

Di seguito i beni sottoposti a sequestro dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della direzione distrettuale antimafia. Sigilli a quote di note aziende, fabbricati, terreni, autovetture e rapporti finanziari.

  • Impresa individuale “Ficara Carmelo” con sede a Messina e unità locale a Reggio Calabria
  • Impresa individuale “Ficara Serena” con sede a Reggio Calabria
  • Impresa individuale “G.G. Edilizia di Giordano Giorgio” con sede a Reggio Calabria
  • Impresa individuale “Surace Giuseppe” con sede a Reggio Calabria
  • “Essegi costruzioni” con sede a Roma
  • “Immobiliare Ge.Su.Fi” con sede a Milano
  • “G.I.F. srl” con sede a Roma
  • “Buy House srl” con sede a Reggio Calabria
  • “Progetti Idea srl” con sede a Reggio Calabria
  • F.M. Edil srl” con sede a Reggio Calabria
  • “Reghion immobiliare srl” con sede a Reggio Calabria
  • “Serena srl” con sede a Reggio Calabria
  • “Carmelo Ficara srl” con sede a Milano e luogo d’esercizio a Reggio Calabria 
  • “Michele Surace e Bingo srl” con sede a Roma
  • “Construction Italy srl” con sede a Roma
  • “Coedil srl” con sede legale a Reggio Calabria
  • “Mary Hotel srl” con sede a Reggio Calabria
  • “Bingo srl” con sede a Milano 
  • “Giordano Costruzioni srl” con sede legale a Milano 
  • quota del 70% del capitale sociale detenuta da Ficara Carmelo e Giordano Andrea Francesco della società “Capocabana Village Calabria srl” con sede legale a Reggio Calabria
  • quota del 60% del capitale sociale di proprietà di Surace Michele e Giordano Andrea Francesco della “Frutta Food e beverage srl” con sede legale a Brescia
  • quota del 42% del capitale sociale di proprietà di Surace Michele e della “AVM service srl” con sede legale a Reggio Calabria
  • quota del 50% del capitale sociale di proprietà di Surace Michele e Giordano Andrea Francesco della “Idro mineral beverage srl” con sede a Palmi 
  • quota del 50% del capitale sociale di proprietà di Surace Giuseppe della “Giochi 2000 di Modafferi Fortunato & C. Sas” con sede a Palmi
  • quota del 50% del capitale sociale di proprietà di Surace Giuseppe della “Play Emotion srl in fallimento” con sede a Cernusco sul Naviglio (MI)
  • quota del 50% del capitale sociale di proprietà di Surace Giuseppe della “Good Luk srl” con sede a Villa San Giovanni
  • quota del 50% del capitale sociale di proprietà di Giordano Andrea Francesco della “SCAM – società commercializzazione acqua minerale – di Isabella Valenzi Gennaro e Giordano Andra Francesco snc” con sede a Feroleto Antico (CZ)
  • quota del 33,34% del capitale sociale di proprietà di Giordano Andrea Francesco della “SSG società servizi generale con sede a Reggio Calabria
  • quota del 43% del capitale sociale di proprietà di Giordano Andrea Francesco della “Avm Service srl” con sede a Reggio Calabria
  • 456 immobili (di cui 54 terreni) ubicati a Reggio Calabria, Messina, Milano, Santo Stefano d’Aspromonte 
  • 13 veicoli 
  • tutti i conti correnti, libretti di deposito 
 
 

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