La replica

«Scarichi fognari nel fiume? Non è vero»: i sindaci del depuratore consortile di Soverato contro la Guardia costiera

I primi cittadini di Satriano, Soverato, San Sostene e Davoli pongono forti dubbi sulla notizia del sequestro diffusa nei giorni scorsi e annunciano azioni «a salvaguardia della salute pubblica, dell’ambiente, del buon nome e dell’immagine delle comunità interessate»

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di Redazione Cronaca
16 agosto 2024
11:27

I sindaci di Satriano, Massimiliano Chiaravalloti, di Soverato, Daniele Vacca, di Davoli, Giuseppe Papaleo e di San Sostene, Luigi Aloisio, intervengono in merito al sequestro del depuratore consortile di località Corvo, a Soverato. E lo fanno affidandosi ad una nota in cui esordiscono riferendo la «grave preoccupazione» che ha suscitato la notizia, «anche a diffusione nazionale», per «l’allarme sociale riguardo lo stato di balneabilità del nostro mare». 

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«I fatti reali ed accertati sono i seguenti: appena appresa la notizia diffusa a mezzo stampa – spiegano – i sindaci dei comuni serviti dall’impianto di località Corvo, per avere una piena ed ufficiale contezza della situazione, hanno immediatamente richiesto alla Guardia costiera di Soverato il risultato delle analisi dei prelievi effettuati presso  il depuratore. In risposta, il 13 agosto ha inviato copia dei rapporti di “prova prelievo del 5 agosto 2024” e “prova prelievo del 11 luglio 2024”, eseguite dall’Arpacal, e trasmessi alla Guardia Costiera con pec del 12 agosto 2024.  I risultati delle analisi – evidenziano i primi cittadini – confermano che il ciclo di depurazione dell’impianto di Soverato è perfettamente funzionante e che non sono state riscontrate presenze di fanghi di depurazione al punto di scarico nel fiume Ancinale».


Per gli amministratori, quindi, «non e vero che “tutti i reflui fognari venivano scaricati nel fiume Ancinale senza aver completato il necessario ciclo di depurazione”, come invece è stato incautamente affermato nel comunicato della Guardia costiera. 

 A ulteriore conferma di ciò, basti considerare le verifiche e i controlli delle acque che l’Arpacal esegue a cadenza mensile, da ultimo, nel nostro mare, in data 12 agosto, quindi pochissimi giorni dopo i prelievi eseguiti dalla Guardia Costiera. Anche queste analisi, così come quelle effettuate nel mese di luglio, attestano e confermano la buona qualità e salubrità delle acque del mare dei comuni interessati. Peraltro, va evidenziato che l’attività dell’impianto non è mai stata interrotta e che tutto il ciclo di depurazione continua a essere svolto in maniera completa».

Le «stranezze procedurali»

I sindaci di Satrano, Davoli, Soverato e San Sostene rilevano, ancora, alcune «stranezze procedurali» che emergerebbero dai fatti narrati dalla Guardia costiera.
«In particolare – precisano – appare alquanto strana la fretta con la quale si è voluto diffondere il comunicato stampa. Difatti, la Guardia Costiera ha effettuato i prelievi il 5 agosto ed ha ricevuto dall’Arpacal i risultati di “fine analisi” solo il 12 agosto; ma già il 9 agosto, dunque, ben prima di conoscere i risultati completi e ufficiali, aveva comunicato urbi et orbi la notizia (peraltro, non pienamente veritiera) del mal funzionamento dell’impianto e dell’inquinamento delle acque. D’altra parte, già in data 11 luglio la Guardia Costiera aveva eseguito un altro prelievo presso il depuratore e i risultati delle analisi erano stati pressoché identici a quelli del 5 agosto». 

A questo punto i primi cittadini dei comuni serviti dal depuratore consortile si pongono un interrogativo: «Se la situazione era identica e altrettanto grave anche nei primi giorni di luglio, come mai non si è ritenuto di attivarsi immediatamente a salvaguardia della salute pubblica, ovvero di informare il sindaco, perché adottasse con urgenza i provvedimenti necessari? Infine, sarebbe oltremodo importante poter avere piena certezza riguardo le modalità seguite nell’effettuare i prelievi. Secondo le normative vigenti, infatti, per poter attestare che un depuratore non funziona o non compie l’intero ciclo di lavorazione, i campioni da analizzare vanno prelevati nei punti di entrata e di uscita dell’impianto (ovviamente per verificare lo stato dei reflui prima e dopo la lavorazione), e le risultanze devono essere mediate nel tempo». 

Gli amministratori concludono sottolineando come l’impegno dei comuni sia «sempre massimo al fine di salvaguardare la salute pubblica, e che il monitoraggio del funzionamento dell’impianto è costante e sempre assolutamente rigoroso. In ogni caso, avendo questa notizia generato un preoccupante e perdurante allarmismo nella popolazione, arrecato un grave danno di immagine, peraltro in un periodo in cui i turisti scelgono le loro mete balneari procurando quindi un danno economico ai nostri comuni che hanno nel turismo un’importante fonte di reddito, le Amministrazioni comunali ritengono opportuno e necessario intraprendere ogni azione nelle sedi appropriate, a salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente, nonché del buon nome e dell’immagine delle comunità interessate».

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