Testimone chiave

Il carico di droga scomparso e le promesse tradite: l’ombra della ’ndrangheta sull’omicidio di Walter Albi a Pescara

Sentito nel processo l’ex calciatore Luca Cavallito. Sarebbe stato emissario di un grosso carico di cocaina dall’Ecuador. Il ruolo di Natale Ursino, presunto mandante

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di Redazione Cronaca
26 settembre 2024
16:49

Oltre tre ore di deposizione da parte di Luca Cavallito, superstite dell'agguato della Strada Parco a Pescara il primo agosto del 2022 e teste principale dell'accusa nei confronti di Cosimo Nobile, presunto autore, Maurizio Longo, presunto fiancheggiatore e Natale Ursino presunto mandante. Al cospetto dei giurati in Corte d'Assise a Chieti, presieduti dal Giudice Guido Campli, l'ex calciatore pescarese ha ripercorso nei minimi dettagli tutta la complessa vicenda che avrebbe portato al tragico agguato costato la vita all'architetto pescarese Walter Albi.

Con Ursino erano in corso alcuni affari che stentavano a decollare. Per quanto riguarda Cavallito, sarebbe stato emissario di un grosso carico di cocaina dall'Ecuador, 300 chilogrammi in tutto, tra personaggi albanese e Ursino il quale avrebbe pagato oltre 500mila euro per il loro acquisto. Un primo carico di 150 chili, ad avvenuto pagamento, era atteso prima a Gioia Tauro, poi a Fiume, ma in realtà non sarebbe mai arrivato.


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Per quanto riguarda il coinvolgimento di Walter Albi, era una vecchia conoscenza di Cavallito e sarebbe stato lui stesso a presentarlo ad Ursino al Porto Turistico. In quel periodo Albi era vittima, a sua insaputa, di una truffa, non faceva che versare denaro a una fantomatica società di brokeraggio a Londra, diretta da un personaggio calabrese, con la promessa di un cospicuo finanziamento, mai arrivato. Una condizione di sudditanza e frustrazione che l'avrebbe portato a chiedere soldi a chiunque, anche a Ursino che a più riprese gli avrebbe prestato circa 9mila euro, in cambio, però di alcuni favori, il più importanti di tutti una traversata transoceanica a bordo di un catamarano che Albi sosteneva di saper guidare, per portare delle persone con problemi giudiziari in Australia.

Questa e altre promesse mai mantenute tanto da far indispettire Ursino. Il ruolo di Nobile e Longo: Longo, a detta di Cavallito, era il riferimento pescarese di Natale Ursino, personaggio legato ad una delle più importanti famiglie della 'Ndrangheta calabrese; Nobile, invece, conosceva sia Longo che Ursino, aveva grossi debiti con Cavallito per partite di droga vendite senza corrispondergli la sua parte. Era, per questo, inizialmente coinvolto nel traffico dei 300 chili di cocaina dall'Ecuador, così da compensare, con la parte che gli spettava, il debito con Cavallito. Il mancato arrivo della cocaina e la mancata traversata transoceanica avrebbero dunque indispettito Ursino a tal punto da ordinare l'agguato, attirando nella trappola del bar sulla Strada Parco Cavallito e Albi e mandando lì, al suo posto così come le due vittime credevano, il presunto killer Cosimo Nobile.  

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