Scambi informativi

I-Can, il summit dell’Interpol a Reggio rilancia la lotta alla ‘Ndrangheta su scala globale

Forze di polizia e magistrature di tutto il mondo unite per contrastare una delle mafie più potenti e pervasive del pianeta

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di Silvio Cacciatore
16 ottobre 2024
14:05

Reggio Calabria, cuore pulsante di una delle mafie più potenti e pervasive del mondo, la 'Ndrangheta, è stata scelta come sede del Summit internazionale del Progetto I-CAN, Interpol Cooperation Against 'Ndrangheta, una cooperazione internazionale che unisce polizie e magistrature di tutto il mondo nella lotta contro il terribile cancro che ormai è riconosciuto come tale su scala globale. Un summit che non solo rafforza il coordinamento delle forze dell'ordine di tutto il pianeta, ma lancia un messaggio forte: la ‘Ndrangheta, da tempo radicata a livello internazionale, sarà combattuta con una strategia altrettanto globale e tecnologicamente avanzata.


Il progetto I-CAN, attraverso la creazione di un network internazionale, ha permesso un’azione di contrasto basata su scambi informativi. Grazie allo scambio di intelligence, all’utilizzo delle numerose banche dati di Interpol e le best practices dell’esperienza italiana, si è potuto procedere non solo alla cattura di 101 pericolosi latitanti di ‘ndrangheta, ma anche l’individuazione di partnership criminali con altre organizzazioni transnazionali.

La ‘Ndrangheta, minaccia globale con radici locali

La scelta di Reggio Calabria come sede del summit non è casuale. A dichiararlo senza mezzi termini è il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo. «Essere qui a Reggio ha un ricercato valore simbolico, perché la ‘Ndrangheta è al centro dei programmi di collaborazione giudiziaria e di polizia a livello globale». Con la ‘Ndrangheta ormai considerata una minaccia transnazionale, il summit ha riaffermato l'importanza della cooperazione internazionale come unica strada efficace per contrastare l’espansione di questa organizzazione criminale.

Melillo ha sottolineato come la sfida principale non sia solo quella di mantenere i contatti tra le forze di polizia di tutto il mondo, ma di consolidarli ulteriormente: «La collaborazione fra stati, in particolare quella che si attua attraverso le forme più avanzate di cooperazione giudiziaria, deve trasformarsi da progetti specifici a strutture permanenti di condivisione informativa e operativa».

L'importanza delle tecnologie nella lotta contro la criminalità organizzata

Raffaele Grassi, Direttore Centrale della Polizia Criminale, ha ribadito quanto sia cruciale stare al passo con le tecnologie utilizzate dalle organizzazioni mafiose. In un'intervista durante il summit, Grassi ha dichiarato: «Le organizzazioni criminali stanno occupando spazi che dobbiamo occupare anche noi, utilizzando nuove tecnologie che ci stimolano a fare sempre meglio. La criminalità oggi non agisce più solo con le armi, ma anche con un click su un computer».

La complessità della sfida che si pone di fronte alle forze dell'ordine è notevole. Grassi ha fatto riferimento al cyber crime come uno dei principali temi discussi al summit, confermando che le piattaforme tecnologiche utilizzate dalla criminalità organizzata rappresentano una delle minacce più insidiose. La sfida è ora quella di rafforzare i dispositivi di contrasto per poter affrontare questi nuovi pericoli.

Una rete globale di cooperazione contro la ‘Ndrangheta

Uno degli obiettivi principali del summit è stato quello di consolidare i legami tra le forze di polizia di tutto il mondo. Cyril Gout, Direttore del supporto operativo e dell'analisi dell'Interpol, ha sottolineato come il Progetto I-CAN rappresenti un modello di successo: «Il progetto ha creato una rete di contatti essenziale e fondamentale, migliorando la lotta contro la criminalità organizzata su scala globale». Gout ha anche confermato che, sebbene il Progetto I-CAN fosse inizialmente previsto per terminare nel 2024, continuerà grazie al supporto non solo dell'Italia, ma anche di altri paesi che ne riconoscono l'importanza strategica.

La ‘Ndrangheta ha ormai esteso i suoi tentacoli in tutto il mondo, dalle Americhe all'Europa, passando per l'Africa e l'Australia. La sua capacità di infiltrarsi in vari settori economici e politici è sotto gli occhi di tutti. Il summit di Reggio Calabria è stato quindi un momento cruciale per riaffermare che la risposta globale è l'unica via per arginare questa minaccia.

In prima fila nella lotta alla ‘Ndrangheta i Procuratori della Direzione Nazionale Anti-mafia e Anti-terrorismo e delle Procure Distrettuali Anti-Mafia di Reggio Calabria e Catanzaro, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione giudiziaria tra i vari Paesi, anche in assenza di una legislazione antimafia, con il fine ultimo di mappare le propaggini ‘ndranghetiste all’estero e aggredirne i patrimoni.

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