Allarme degli armatori calabresi: «Il mare sporco affossa la nostra economia»

Dal presidente del consorzio che riunisce la maggior parte delle imprese che operano nel settore della nautica viene un appello a Comuni e Regione per contrastare più efficacemente l’inquinamento
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di Redazione
7 maggio 2018
12:39
Il porto di Tropea
Il porto di Tropea

«Non perdiamo tempo a ricercare le colpe nel passato, guardiamo avanti e tuteliamo il nostro mare». Gli armatori calabresi riuniti nel consorzio Blu Calabria, che rappresenta circa il 90 per cento delle imprese impegnate nel settore della nautica, lanciano l’allarme e chiedono a Comuni e Regione uno sforzo congiunto per scongiurare il rischio di una nuova estate all’insegna del mare sporco.

 


A farsi portavoce dell’appello è la presidente del consorzio, Innocenza Giannuzzi, che sottolinea come la «Calabria, terra tra due mari, sia attanagliata dallo spettro dell’inquinamento marino, che ogni anno inesorabilmente inizia a far capolino sul Tirreno, quando il clima si riscalda e con esso gli animi dei calabresi che temono un’estate, tragica, come la precedente, con l’impossibilità di godersi la nostra splendida costa».

 


«L’80% dell’inquinamento marino arriva dalla terraferma - continua l’imprenditrice -. Impianti di depurazione non del tutto funzionanti, scarichi fognari illegali, reflui non depurati, sono queste le principali cause dell’inquinamento. Una meravigliosa Calabria con le sue contraddizioni: da una parte gioisce per le 18 spiagge a misura di bambino e famiglia e dall’altra si indigna per l’escherichia coli riscontrata dall’Arpacal nell’area di Pizzo, proveniente da un canale in cui le acque risultavano torbide e male odoranti».
Secondo Giannuzzi è «perfettamente inutile andare a trovare o a ricercare i responsabili di questo scempio; è invece utile attivarsi non solamente con interventi tampone, bensì con un’accurata programmazione degli interventi da effettuare in maniera radicale». Posizione, la sua, senza dubbio opinabile nella parte che riguarda la presunta inutilità della ricerca dei responsabili degli illeciti commessi nel passato, che invece dovrebbe andare di pari passo con la prevenzione.

 


Ed è su questa che si concentra soprattutto la presidente di Blu Calabria, sollecitando maggiore sinergia tra istituzioni.
«Non possono e non devono esistere divisioni fra i Comuni e le Provincie - dice -, il mare è unico e non riconosce i rilievi catastali, la difesa delle acque deve essere fatta e coordinata con un’unica cabina di regia che vada dal litorale sino ai monti.
È necessario intervenire al più presto per evitare che la vocazione turistica, culturale e naturalistica di una delle più belle aree dell’Italia sia compromessa. Per questo – conclude - chiediamo con forza a Regione e Comuni, sia costieri che dell’entroterra, d’intervenire nell’immediato non solo per verificare queste fonti d’inquinamento, ma per porre in essere contromisure rapide, stringenti ed efficaci. Non perdiamo tempo a ricercare le colpe nel passato, guardiamo avanti e tuteliamo il nostro mare».

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