Giustizia, De Magistris: «Da Pittelli grave diffamazione ai miei danni»

Il sindaco di Napoli ed ex pm della Procura di Catanzaro, in una intervista all’agenzia Dire, ha commentato la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Reggio Calabria per l’avvocato catanzarese ed ex senatore di Fi. È ritornato commentare le vicende le note inchieste: «Scippo inchieste why not e Poseidone ferita per me e vergogna di Stato»
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15 marzo 2018
15:44

«La procura di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio del già deputato, già senatore, già coordinatore regionale di Forza Italia in Calabria, avvocato penalista, Giancarlo Pittelli, per una grave diffamazione che ha commesso ai miei danni. Mi auguro che si faccia giustizia, quella giustizia che non avrò mai».

 


Lo spiega all'agenzia Dire il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, parlando della richiesta di rinvio a giudizio dell'avvocato calabrese Pittelli, accusato di diffamazione a mezzo stampa per aver definito l'ex Pm "un farabutto", asserendo che de Magistris lo avrebbe coinvolto nell'inchiesta Why Not «per evidenti ed accertati scopi di vendetta.

 

Continuano gli strascichi di quelle vicende incredibili - aggiunge de Magistris -: mi sottrassero due inchieste fondamentali, Poseidone e Why Not, che facevano seguito ad altre indagini. Lo 'scippo' - così lo definisce il primo cittadino di Napoli - di quelle inchieste, il trasferimento dalla Calabria e la sottrazione della toga da Pm rimarranno per sempre una grandissima ferita per me e una grande vergogna per lo Stato».

 

Il sindaco del capoluogo partenopeo ribadisce come gli esiti di quei processi "oramai" non gli appartengano più. Con quelle inchieste, l'allora Pm di Catanzaro voleva «contribuire, con la gran parte dei calabresi onesti, a pulire le istituzioni - ricorda de Magistris - da tanta corruttela e infiltrazione delle mafie. Sono passati 10 anni ma per certi aspetti e' come se fosse ieri: fu una ingiustizia grave. Perché' impedire di scoprire la verità su collusioni così ramificate è stato un qualcosa di devastante soprattutto se si pensa che non sono stato fermato dalla 'ndrangheta con la coppola e la lupara ma da chi mi avrebbe dovuto sostenere e proteggere, da quei pezzi delle istituzioni malate, dai miei ex colleghi. Ma la pagina più brutta - sottolinea -, all'epoca, la scrisse il Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto da Giorgio Napolitano, e il cui vicepresidente che lesse la sentenza di trasferimento e' Nicola Mancino, ex ministro dell'Interno, gia' deputato che in questo momento, tra le varie medaglie, ha anche quella di essere imputato nella trattativa tra pezzi di Stato e Cosa Nostra, a Palermo. Il Pm ne ha chiesto la condanna».

 

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