«Mio figlio giocatore d’azzardo salvato dal Serd»

 VIDEO | L’appello della madre di un giovanissimo: «Il gioco è una malattia e va curata come tale»

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di Tiziana Bagnato
12 luglio 2018
17:18

Maria, questo il suo nome di fantasia, è la mamma di uno dei ragazzi affetti da gioco d’azzardo patologico in cura nel Serd di Lamezia Terme.

 


In pochi mesi suo figlio ha mandato in fumo più di trenta mila euro, ha rubato in casa, venduto tutto l’oro di famiglia, fatto continui prelievi dal conto bancario.

 

Fino a quando Maria se ne è accorta e, mandata giù a fatica la rabbia e la sofferenza, ha preso subito in mano la situazione. Al Serd del Giovanni Paolo II, diretto dal dottor Giovanni Falvo, ogni settimana un corso di autoaiuto mette in gioco i pazienti e i loro familiari, figure quest’ultime determinanti per i giocatori patologici.

 

Impossibile immaginare una ripresa senza l’appoggio degli affetti, anche se la loro prima reazione è quella del distacco perché il gioco d’azzardo patologico incide anche sulla loro qualità della vita, fagocitando denaro e pezzi di futuro.

 

Il primo passo coinvolge quindi anche i familiari, impegnati loro stessi per primi a capire che si tratta di una patologia. Maria non ha dato al figlio nemmeno il tempo di pensare, lo ha portato subito al Serd. 

 

Da sette mesi non gioca più e il confronto continuo con gli altri lo stimola, così come stimola tutti. Al di là della psicoterapia, del supporto, delle parole, avere accanto chi vive le stesse emozioni e paure, diventa parte della cura stessa.

 

«Va trattata come una malattia – spiega Maria a proposito della dipendenza da gioco d’azzardo – e rivolgersi come si farebbe per qualunque altra patologia a persone competenti, in questo caso il Serd. Non bisogna vergognarsi. Anzi, tutti devono sapere. Il fatto che i parenti e gli amici siano allertati aiuta a mantenere su un percorso corretto il paziente».

 

Non è semplice o immediato liberarsi dalla zavorra di una dipendenza come questa.  Devono sostanzialmente evitare i soldi al pari di un tossicodipendente che evita la sostanza. Ma il primo passo rimane sempre la consapevolezza che il gioco d’azzardo è una dipendenza e che va curata.

Giornalista
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