Fincalabra, per quattro imputati chiesta la condanna

Il gup deciderà il prossimo 24 luglio sia per coloro che hanno optato per l’abbreviato, che per quelli che seguono la normale udienza preliminare
di Gabriella Passariello
4 giugno 2015
14:33

Catanzaro - Il pm Fabiana Rapino ha chiesto un anno di carcere ciascuno per 4 degli otto imputati che hanno optato per l’abbreviato coinvolti in presunte violazioni commesse in Fincalabra e relative al personale reclutato con valutazione dei curricula sospetti, candidati assunti in base a percorsi risultati non coerenti. La condanna davanti al gup Assunta Maiore è stata chiesta, in particolare per Giuseppe Frisini 44 anni, Vincenzo Ruberto 48 anni, Antonio Idone 63 anni e Giuseppe Lelio Petronio 77 anni. Mentre Umberto De Rose, ex presidente della società in House della Regione Calabria, nei cui confronti si ipotizzano i reati di minaccia a carico di dirigenti e abuso di ufficio, i membri del cda di Fincalabra e i membri della commissione esaminatrice: Sergio Campone 63 anni, Leonardo Molinari 43 anni e Flavio Talarico 49 anni per i quali è contestato solo l’abuso di ufficio, seguono la normale udienza preliminare. Per tutti il gup Assunta Maiore deciderà il prossimo 24 luglio. L’inchiesta su Fincalabra è scattata in seguito all’esposto del presidente della Commissione di vigilanza e controllo Aurelio Chizzoniti, che chiedeva alla Procura di verificare se Fincalabra aveva provveduto al reclutamento del personale e al conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità e se vi fosse stato il corretto iter delle procedure selettive, accertando che in quei bandi selettivi sarebbero stati esclusi candidati che avevano diritto di entrare in graduatoria a tutto vantaggio di coloro che in qualche modo e non in base ai meriti, sarebbero stati ripescati senza possedere i requisiti richiesti. Le indagini della Guardia di finanza poi si allargò a macchia d’olio e la Procura del capoluogo acquisì dalla magistratura cosentina la registrazione della telefonata chock tra l’editore Alfredo Citrigno e lo stampatore dell’Ora De Rose, in cui quest’ultimo con l’ormai proverbiale “dicci a stu regulu ma caccia sta cazz’i notizia”, “consigliava” all’editore di non far pubblicare una notizia scomoda sul figlio del senatore Gentile, Andrea, riguardante l’Asp di Cosenza. Notizia che uscì un giorno dopo, per un “provvidenziale” blocco alla rotativa avvenuto il 19 febbraio scorso. La Procura cosentina aveva iscritto nel registro degli indagati sia De Rose che Andrea Gentile per violenza privata, il primo è finito sotto processo, la posizione del secondo invece è stata archiviata.

Gabriella Passariello


 

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