“La favola del piccolo Cisse”, il padre del bambino annuncia querela

«Nessuna pubblicazione autorizzata» - dichiara il legale. Corbelli: «Vicenda surreale»
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di Redazione
5 gennaio 2018
11:38
Franco Corbelli
Franco Corbelli

«Il mio assistito non ha espresso alcuna autorizzazione alla pubblicazione ridetta né tantomeno alla divulgazione della vicenda che riguarda il minore e tutta la sua famiglia». Lo scrive l'avvocato Angela Maria Bitonti, del foro di Matera, a nome del padre del piccolo ivoriano che, l'estate scorsa, sbarcò da solo nel porto di Corigliano Calabro e che solo dopo una lunga peripezia si è potuto ricongiungere ai genitori. Franco Corbelli, leader di Diritti Civili e giornalista, ha pubblicato un libro, distribuito gratuitamente, che ne racconta la storia romanzata. «Si ritiene che, nel caso di specie, siano stati violati i diritti fondamentali della persona tra cui il diritto alla privacy ed alla dignità» - scrive nella sua missiva, inviata alla stampa, l'avvocatessa, che afferma di aver anche informato il Garante per l'Infanzia della Regione Calabria. Inoltre, scrive il legale del padre del piccolo, «sarebbe stata data una rappresentazione della vicenda non veritiera, attribuendosi l'autore, meriti che non avrebbe avuto sia riguardo al ritrovamento del padre che alla liberazione della madre del minore». Ad ogni buon conto il padre del bambino «mio tramite, si riserva di agire in tutte le sedi opportune - conclude la missiva - per la tutela dei diritti degli interessi del minore».

La replica di Corbelli

«Con riferimento alla lettera dell’Avvocato Bitonti, che ho appreso questa mattina, esprimo rispetto ma sconcerto assoluto. Non ho parole e non riesco a credere che sia vera (come invece purtroppo è) questa missiva. Ho avuto modo di sentire per la prima volta questa gentile avvocatessa pochi giorni dopo Natale. Avevo espresso alla stessa le motivazioni nobilissime e importantissime del libro, stampato a mie spese e distribuito gratuitamente. Adesso apprendo addirittura della diffida e della minaccia di agire in tutte le sedi! Ripeto: mi sembra tutto così surreale. Vengo e veniamo tutti quelli che abbiamo accolto, aiutato e salvato questo piccolo ivoriano accusati di aver violato la privacy!!! Avremmo violato la privacy di un bambino messo (dalla mamma prima che venisse imprigionata dagli scafisti in Libia) da solo su un barcone!!!! Siamo fuori dal mondo!


«E’ qualcosa di inverosimile»

 Rispondo punto su punto alla missiva per dimostrare tutto quello che è stato fatto, ma la mia forte preoccupazione è che certamente questa lettera arreca purtroppo un danno devastante alla causa dell’accoglienza perché sicuramente adesso (in piena campagna elettorale)darà fiato a chi è contro gli immigrati che avrà argomenti per dire che questa è la risposta dei migranti che l’Italia salva e accoglie: la minaccia di agire nelle sedi opportune contro il nostro Paese!!! Perché è stato lo Stato che lo ha salvato, che ha cercato i genitori, che ha fatto arrivare in Calabria e ospitato per tre mesi il suo papà. E’ stato quello Stato, con le diverse istituzioni che hanno in perfetta sinergia operato, presente ieri alla presentazione del libro alla Provincia di Cosenza, dal Presidente della Regione, Oliverio, al Questore, Conticchio, dal Viceprefetto vicario, Greco, all’assessore di Corigliano, Chiurco, alla responsabile dei Servizi Sociali dello stesso comune, Malagrinò ,che hanno, queste ultime, per prime accolto e seguito giorno per giorno il bambino insieme all’ispettore di polizia che, con la sua famiglia, lo ha subito preso in affido provvisorio. E per questa straordinaria opera umanitaria il nostro Paese va denunciato!!! Come si fa a non restare allibiti.

 

Anziché ringraziare la Calabria e l’Italia per aver salvato quel bambino ci si minaccia di adire le vie legali. Io sono certo che l’avvocato non ha letto il mio libro, che è una fiaba vera e meravigliosa. Io attraverso la storia del piccolo Cisse ho raccontato tutto il dramma dell’immigrazione. Ho documentato la risposta esemplare della Calabria e dell’Italia e quella negativa e disumana dell’Europa che ha sbarrato le frontiere e lasciato da solo il nostro Paese a fronteggiare la drammatica emergenza epocale degli sbarchi. Il libro è un’opera che giustamente il presidente della Regione, Oliverio, ha annunciato ieri nel corso della presentazione, darà alle scuole calabresi perché venga studiato dai ragazzi. Per scrivere questo libro non dovevo certo chiedere il permesso al papà del bambino che, come ho ricordato nel volume, non ho mai incontrato.

 

Per la privacy del piccolo Cisse, dalle foto che ho avuto dalle Istituzioni dello Stato, sottolineo da rappresentanti istituzionali, ho naturalmente sempre oscurato il volto. Quanto ai meriti è stupefacente affermare che mi sarei preso meriti che non mi appartengono. Su questo stendo rispettosamente un velo pietoso. E’ come negare la stessa storia del piccolo Cisse! Domando, sempre con rispetto: ma come si fa a fare queste affermazioni? Nel libro racconto e documento giorno per giorno quello che abbiamo fatto, Diritti Civili, Save the Children, il Tribunale dei Minori, la Prefettura di Cosenza, la Regione Calabria, il Comune di Corigliano, l’ispettore di polizia che ha avuto in affido per sei mesi il bambino e altri soggetti istituzionali.

 

I miracoli, ribadisco miracoli, che abbiamo tutti insieme compiuto, con il prezioso aiuto della nostra stampa. Senza di noi quel bambino non so se avrebbe mai ritrovato i suoi genitori. Nel libro, a questo proposito, allego la lettera che l’operatore di Save the Chiledren, l’Ong che aveva salvato in mare quel piccolo e gli altri migranti, e con cui avevo subito iniziato a collaborare, mi scrive cinque giorni dopo lo sbarco, il 20 luglio, per informarmi che di quel bambino conoscevano solo il nome, suo, del papà che doveva trovarsi in Francia(ma non si sapeva in quale città e se effettivamente fosse in Francia) e della mamma che “si troverebbe in carcere in Libia”, senza sapere in che città e in quale delle orribili prigioni libiche. Questo sapevamo. Praticamente quasi nulla. Mentre l’Italia registrava proprio in quei giorni la crisi più drammatica degli sbarchi. 20mila arrivi in quindici giorni(tra fine giugno e metà luglio) tanto da far dire al Ministro degli Interni, Minniti, che “il Paese ha rischiato per la sua tenuta democratica”. Chi mai senza la nostra mobilitazione straordinaria quotidiana si sarebbe preoccupato, in quei drammatici momenti, di mettersi alla ricerca di quei genitori del bambino? Ricordo che a Corigliano in quindici giorni, nei due sbarchi del 29 giugno e del 15 luglio 2017, insieme al bambino ivoriano erano arrivati altri 400 minori non accompagnati che non si sapeva dove sistemare e come assistere! Basta solo questo per rispondere a questo avvocato e al papà del piccolo Cisse, a cui regalerò una copia del libro perché possano leggerlo, lo facciano leggere soprattutto al bambino ivoriano, il vero unico grande protagonista di questa favola, e se l’avvocato ha dei bambini che lo faccia vedere anche ai suoi figli, perché quella che racconto è, ripeto, una fiaba vera(leggendo si capirà perché la definisco così), triste, ma fortemente simbolica e meravigliosa, che sarà ricordata anche in futuro e che, sono certo, almeno questa è la mia grande speranza, servirà come insegnamento per le future generazioni».

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