L’inchiesta

Falsi diplomi, nel 2020 (su twitter) i primi dubbi dell’ambasciata di Cipro sull’università “made in Calabria”: «Non esiste»

Già 4 anni fa gli uffici del ministero bocciavano le domande degli aspiranti prof che si erano rivolti alle società riconducibili a Saveria Maria Modaffari. Il caso sui social e le minacce di querela da un utente (“Mary”): «Facciamo lezioni da remoto con atenei di tutto il mondo»

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di Pablo Petrasso
23 settembre 2024
06:15
In basso, i tweet dell’account dell’Ambasciata di Cipro sul caso dei falsi diplomi. Risalgono al 2020
In basso, i tweet dell’account dell’Ambasciata di Cipro sul caso dei falsi diplomi. Risalgono al 2020

Sono molte le società che si intrecciano nell’inchiesta Zero titoli che ha gettato un’ombra sinistra sui diplomi e le certificazioni rilasciate da sedicenti università straniere. Alcune di queste società fanno capo (anche) agli indagati calabresi e i loro nomi compaiono in documenti del ministero dell’Università e della Ricerca che anticipavano, in qualche misura, i contenuti delle indagini svolte dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Procura di Trani.

Maria "Mary" Modaffari avrebbe avuto quote nella Cs Unimorfe International University srl, con sede a Roma; in Cs Unimorfe International University srl, con sede a Milano; nel Consorzio internazionale Uniforma di Roma. Il nome di Madafferi compare nella prima denuncia sul presunto sistema che ruotava attorno a Trani. La firma dell’avvocatessa di Condofuri compare in una relazione di consulenza per conversione dei crediti consegnata a uno studente che decide di rivolgersi alle forze dell’ordine. In quella relazione, Madafferi «certifica il percorso universitario relativo alla specializzazione rilasciato dalla Evergood Advisors Campus University, che dalle indagini è risultata essere priva di riconoscimento legale e non autorizzata a emettere titoli universitari».


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Unimorfe International University e Evergood spuntano anche in un documento del ministero dell’Università e della Ricerca che stabilisce l’improcedibilità di una delle tante domande respinte dopo i controlli.

Tra le carte inviate da un candidato c’è anche un presunto titolo rilasciato da Evergood, con sede a Cipro, «in lingua apparentemente greca, privo di firma di soggetto qualificato che rappresenti il presunto ateneo». Il dirigente che firma il parere non ha dubbi che la richiesta di riconoscimento non possa essere accolta. Le sue conclusioni sono nette. Innanzitutto «è emerso che il Polo interuniversitario Unimorfe non risulta essere ente né riconosciuto e accreditato nel territorio italiano né, tantomeno, abilitato a rilasciare titoli aventi valore legale nel territorio dello Stato di Cipro». Da un prima verifica sul sito web Enic Naric Cipro, evidenzia la nota del segretariato generale del ministero, «non risulta alcuna istituzione privata di formazione superiore accreditata/riconosciuta dal locale ministero competente che riporti tale denominazione». 

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Il guaio è che i titoli di cui si chiede il riconoscimento sarebbero stati rilasciati proprio sulla base di un accordo tra Unimorfe ed Evergood Advisors Campus University. È l’ambasciata di Cipro in Italia a chiarire in «una circostanziata nota verbale» che «due entità operanti in Italia, nello specifico la Cs Uniforma Polo interuniversitario e la Unimorfe international university, promuovono il rilascio di diplomi universitari con una cosiddetta Evergood advisors campus university», società che «non esiste (…) esiste una società registrata denominata Evergood advisors Ltd (…) tuttavia tale società non è autorizzata a condurre nessun tipo di attività nel settore dell’istruzione superiore».

Cyprus in Italy, l’account twitter (a quei tempi il social si chiamava così) ufficiale dell’ambasciata cipriota a Roma, tra luglio e settembre 2020 ha addirittura dedicato alcuni post alla storia e usato espressioni molto pesanti nei confronti delle società coinvolte. Sempre su twitter, dal profilo di un utente iscritto nel mese di luglio, sono arrivate – nei commenti al primo di quei post – risposte in cui Mary (questo il nickname del profilo) prometteva azioni legali contro Cyprus in Italy: «La società esiste, paga le tasse a Cipro regolarmente, può effettuare formazione e possiede accordi e convenzioni con Atenei pubblici e privati non solo a Cipro ma in tutto il mondo». 

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Mary offre anche quale dettaglio in più: oltre alla richiesta di rimozione del post in cui l’ambasciata spiegava che Evergood advisors campus university non risultava nell’elenco delle università operanti a Cipro, spiega che «l’ente ha sì sede legale a Cipro ma non ha mai pubblicizzato di essere università pubblica e opera con aula remota con altri atenei. Non c’è nessuna truffa online, infatti operare attraverso aula remota significa che non necessita di una sede fisica e questo perché essendo noi accreditati con varie università concediamo i collegamenti con esse attraverso remoto». Ancora Mary prova a passare al contrattacco: «L’account Cyprus in Italy è stato segnalato alla polizia postale e chi gestisce è stato denunciato poiché agisce senza autorizzazione da parte dello Stato cipriota».

Una sfida legale in piena regola: nei mesi successivi Cyprus in Italy ha continuato a segnalare le presunte irregolarità. Quei tweet sono finiti nel parere rilasciato dal ministero sui titoli dubbi e hanno contribuito a rispedire al mittente le richieste di alcuni aspiranti insegnanti. I dubbi sui titoli rilasciati dalle società coinvolte nell’inchiesta di Trani, dunque, erano emersi già nel 2020.

Zero titoli li ha confermati: i finanzieri hanno cercato nelle banche dati e «si è potuto appurare che, a livello globale, non esiste alcun ente di formazione denominato Evergood advisors campus university». Esiste, invece, una Ervergood advisors limited che opera a Cipro «nel settore della consulenza amministrativo-gestionale ma non nel settore della formazione universitaria». Anche per i magistrati di Trani quell’università cipriota non esiste. E il confronto si sposta da twitter alle aule dei Tribunali.

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