Il proclama del ”comandate Alfa”: «Coprifuoco e soldati schierati, basta pallottole di sale»

Nella notte fra sabato e domenica il fondatore delle teste di cuoio dei carabinieri, un ex generale da anni in pensione, ha lanciato un inquietante messaggio sui social. Subito gli ha fatto eco un noto opinionista di destra: «L’esercito prenda il controllo». Poi la presa di distanza di Arma e ministero

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di Alessia Candito
23 marzo 2020
17:32
Il
Il "comandate Alfa", fondatore dei Gis

Un annuncio sui social che puzza di proclama eversivo, immediatamente rilanciato, per essere poi smentito da Arma e ministero competente. Un allarme durato qualche ora, seguito dal silenzio. Nella notte fra sabato e domenica, il premier Conte, che dalla propria pagina facebook ha annunciato le nuove misure restrittive che – Confindustria permettendo - entreranno in vigore da mercoledì, non è stato l’unico a parlare.

Il proclama di Alfa

A pochi minuti dal discorso del presidente del Consiglio, anche il comandante Alfa, «nome in codice per nascondere la sua vera identità, fondatore dei gruppi speciali del Gis, le teste di cuoio dei carabinieri, da anni in pensione e non più in servizio nell'Arma», ha dato in pasto ai social il proprio messaggio. O meglio, quello che sembra un proclama. Eversivo.



Tra invettive da bar e proclami eversivi

«Siamo un paese in emergenza, in guerra. Sì in guerra, i decreti non servono più a nulla, sono confusi, servono a indebolirci e non a rinforzarci. Sono pallottole al sale quando metaforicamente servirebbero quelle vere» si legge nel take di Adnkronos. Un passaggio inquietante, annegato in un delirante sproloquio con passaggi che vanno dalla peggiore retorica “antikasta” all’armamentario della destra becera contro quelli «che salendo sulle navi pirata avete incensato e legittimato l'aggressione ai nostri militari della Guardia di Finanza, dalle invettive contro «sardine e i centri sociali sempre pronti a scendere in piazza contro e mai per?» e quelle contro «le signore con le gambe accavallate che spopolavano in tv difendendo o attaccando a destra e a manca».

«Schierate l’esercito e istituite il coprifuoco»

E poi l’invito, non si comprende bene rivolto a chi. «Schierate l'esercito, istituite il coprifuoco, chiudete i confini, i porti, sigillate il nostro paese all'Europa che ci ha lasciati soli e che ci ha presi in giro senza che nessuno dei nostri governati ci abbia difesi». A chi si rivolge il comandante Alfa? Chi vorrebbe a governare l’emergenza? Non è dato sapere, però nella notte fra sabato e domenica non è l’unico a parlare.

«Il capo di Stato maggiore prenda il controllo della crisi»

A qualche minuto dal proclama del militare, un noto opinionista della destra nazionale, Matteo Valléro, su facebook ha scritto «il popolo italiano invoca il generale Salvatore Farina, capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano perché prenda immediatamente il controllo della crisi, deponendo il presidente del Consiglio e assumendo il comando, per risolvere questo gravissimo momento, a cui è ormai noto a tutti che l’attuale governo non è in grado di porre rimedio. Ogni giorno che passa è tempo sprecato, nel nome della Nazione, Generale, intervenga subito prima che sia troppo tardi».

L’immediata presa di distanza dell’Arma e la condanna di Guerini

Non è passato molto tempo e l’Arma ha preso le distanze dal suo ex comandante. Sempre tramite Adnkronos ha fatto sapere che «si sta valutando la possibilità di adottare provvedimenti nei confronti del militare che è in quiescenza da tempo». Ed anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è subito intervenuto per bollare come «gravissime e inaudite» le parole del comandante Alfa. «Le condanno con tutta la forza, pur se pronunciate da chi è in congedo da anni. Le forze armate -continua Guerini- sono presidio a servizio del paese e delle sue istituzioni democratiche. Come anche in questa emergenza stanno dimostrando» ha fatto sapere il ministro.

Il passo indietro di Vallero

Anche Vallero nel giro di poco si è rimangiato tutto. Post sparito, immediatamente sostituito da un messaggio di «sentite scuse». Invocare l’intervento dell’esercito, scrive, è stato solo un «mio pensiero PERSONALE e solo personale, non ho parlato per nessun altro che me stesso. Sull'onda dell'angoscia che mi porta questa situazione drammatica ho pensato che il nostro amato esercito potesse aiutarci con la sua esperienza, ma mi rendo conto di aver esasperato i toni». E poi specifica «Nessuno, ripeto nessuno, tanto meno il sottoscritto, si sognerebbe mai di evocare lo spettro di un colpo di Stato».

L’eco sinistra delle parole di Alfa

Eppure le parole affidate ai social e poi cancellate tanto dal militare, come da Vallero continuano ad avere suono sinistro. Una voce a cui fanno da eco le pulsioni autoritarie che sempre più evidenti emergono nella società, senza che le istituzioni democratiche – a quanto pare in silente quarantena – sembrino in grado di fare argine. E se a Roma il Parlamento sembra aver rinunciato a se stesso, in Calabria la politica non ci ha neanche provato ad affrontare l’emergenza. A due mesi dalle elezioni, la montagna della maggioranza ha partorito una Giunta che è un litigioso covo di topolini e ancora si attende la convocazione del primo Consiglio.

Mistero gestionale

La gestione dell’epidemia di Covid 19 è in mano alla governatrice Santelli e alla sua misteriosa task force, in cui spiccano per incongruenza un cardiologo, che plausibilmente infettivologia, epidemiologia e gestione degli interventi di crisi sanitaria ce le ha poco pratiche e un infettivologo di Pavia, a un passo dal principale focolaio italiano e per questo altrettanto plausibilmente in altre faccende affaccendato. Con che strategie la task force lavori, non è dato sapere. E di certo non fa ben sperare leggere bollettini regionali che regolarmente bisticciano con quelli dei centri sanitari.

Il vuoto con il decreto attorno

Nel frattempo l'eco risuona. Nella corsa a chi fa lo sceriffo più sceriffo degli altri, amministratori di ogni ordine e grado producono a ciclo continuo ordinanze in barba a leggi e ordinamenti nazionali, Comuni si blindano persino dietro i blocchi di cemento, emettono decreti che nell’ansia di chiudere i centri bloccano gli incroci, mentre sindaci chiedono check point in autostrada come se i virus si fermassero ai posti di blocco. E tra invocazioni dell’esercito in strada e delatori da balcone, liste di malati date in pasto ai social come se fossero elenco di pericolosi assassini, crociate antirunner e nemesi collettive di chi invoca respingimenti alle frontiere (regionali), nei centri Covid 19 disegnati sulla carta si ammalano i sanitari per mancanza di organizzazione, nei call center e nei magazzini si continua a lavorare. Con quali procedure di sicurezza? Non è dato sapere. E la Calabria appare vuoto organizzativo con un decreto attorno. E nel vuoto l'eco si sente più forte.

Giornalista
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