Alleanze mafiose

Ecco la rete criminale che proteggeva la latitanza nel Cosentino del narcotrafficante Francesco Strangio

Passo dopo passo tutti gli elementi investigativi più importanti che hanno portato alla cattura del pregiudicato reggino, scovato dai carabinieri di Cosenza e Reggio Calabria in un appartamento a Rose

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di Antonio Alizzi
19 agosto 2024
15:53

Nella lotta al narcotraffico a Cosenza e dintorni l'arresto di Francesco Strangio, ha segnato un momento cruciale. Il latitante reggino, già noto alle forze dell'ordine, ha eluso la cattura per oltre un anno, grazie a una rete criminale ben organizzata che operava nell'hinterland cosentino. Rete formata da individui profondamente legati al traffico di sostanze stupefacenti, i quali hanno giocato un ruolo fondamentale nel garantire la sua latitanza.


Chi è Francesco Strangio

Il 14 febbraio 2019, intorno alle ore 20:45, i carabinieri dei Comandi Provinciali di Cosenza e Reggio Calabria hanno tratto in arresto Francesco Strangio, nato a Locri il 10 luglio 1980, all'interno di una piccola palazzina situata in contrada Petraro a Rose. Strangio si nascondeva da quando, il 17 gennaio 2018, aveva ricevuto un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria, per scontare una condanna di 14 anni per traffico di sostanze stupefacenti e altri reati.

L'indagine che ha portato alla sua cattura ha svelato una rete tentacolare di mutua assistenza tra i membri della consorteria criminale, attiva principalmente nel traffico di stupefacenti. Il gruppo che avrebbe favorito la latitanza di Strangio, collegato al sodalizio capeggiato da Michele Di Puppo, avrebbe strettamente con altre organizzazioni criminali, dimostrando un livello di «coordinamento e complicità», scrivono gli investigatori, che ha permesso al latitante di sfuggire alle autorità per così tanto tempo.

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La vicenda di Strangio si intreccia con diversi episodi significativi, che sono stati ricostruiti grazie alle indagini delle forze dell'ordine. Il 16 settembre 2018, una perquisizione a carico di Natale Ruà, ha portato al sequestro di sostanze stupefacenti, in particolare marijuana, e di oggetti che indicano legami diretti con Strangio. Nonostante la fuga di due sospetti durante la perquisizione, i carabinieri hanno rinvenuto telefoni cellulari, ricevute di ricariche telefoniche e un passaporto appartenente a Giuseppe Trimboli, un altro presunto membro collegato alla rete.

In seguito, il 4 novembre 2018, un ulteriore sequestro di marijuana a carico dei genitori di Natale Ruà avrebbe rivelato ulteriori collegamenti con Trimboli, confermando la connessione tra i gruppi di spaccio e la protezione fornita a Strangio.

Un'altra operazione il 19 novembre 2018 ha portato al sequestro di cocaina e marijuana a casa di un altro soggetto. Anche in questo caso, due persone sono riuscite a fuggire, ma la perquisizione ha consentito di acquisire ulteriori prove del coinvolgimento di Strangio, compresa una foto di una piantagione di marijuana precedentemente sequestrata.

L'arresto di Francesco Strangio

La svolta nelle indagini è avvenuta il 15 febbraio 2019, quando i carabinieri hanno arrestato Strangio a Rose, Cosenza. Il giorno seguente, una perquisizione nella palazzina ha portato alla scoperta di involucri termosaldati contenenti cocaina, oltre a vari oggetti che hanno ulteriormente collegato Strangio alla rete criminale.

Gli investigatori hanno rinvenuto anche una carta d'identità in bianco, rubata presso il Comune di Spezzano Piccolo nel 2013, e un rotolo di nastro da imballaggio color tabacco, elementi che indicano l'estrema cura e pianificazione con cui il gruppo criminale operava.

Tra gli oggetti sequestrati figurano:

  • Smartphone marca LG con display rotto
  • Involucri contenenti cocaina del peso di 1122 grammi e 1124 grammi
  • Borsone con sacchetti ermetici e guanti

I successivi accertamenti sul materiale sequestrato hanno confermato la presenza di cocaina, con test colorimetrici che hanno dato esito positivo.

Il ruolo dei collaboratori e le dichiarazioni raccolte

Le indagini hanno anche messo in luce il ruolo di alcune persone vicine a Strangio, che hanno contribuito alla sua latitanza. Un dentista che ha visitato Strangio sotto falso nome, ha fornito informazioni cruciali sugli spostamenti del latitante. Il medico odontoiatra ha riferito che Strangio, presentatosi come Francesco Marchiotti (imputato in Reset), si era recato presso il suo studio accompagnato dal proprietario della mansarda dove Strangio si nascondeva. Informazioni confermate poi da altre persone.

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