Violentata, schiavizzata e costretta ad abortire. Trova il coraggio e denuncia i suoi aguzzini

VIDEO | L’inferno vissuto per venti anni da una donna della piana di Gioia Tauro costretta a subire ogni genere di violenza fisica e psicologica. Arrestati due uomini. Uno è finito in carcere con l’accusa di riduzione in schiavitù. Fingendosi sociologo e massone avrebbe conquistato la fiducia della povera vittima

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di Redazione
13 marzo 2019
09:20

È finito questa mattina all’alba l’incubo di una 40enne residente nella piana di Gioia Tauro con l’arresto di due persone: R.R., 70 anni, di Cittanova e F.R.D., 55 anni, di Polistena, in esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria.
All'arrestato R.R. è stato contestato il reato di riduzione in schiavitù mentre a F.R.D. è stato contestato, in concorso con il primo atti persecutori ai danni della donna che, con la sua coraggiosa denuncia alla Polizia di Stato, ha trovato la forza reagire ai suoi due aguzzini che, per oltre un ventennio, l'hanno tormentata, usandole violenze, fisiche, sessuali e morali, d'ogni genere.


Le investigazioni, coordinate dai Sostituti Gianluca Gelso della Dda di Reggio Calabria e Davide Lucisano della Procura di Palmi, sono scaturite dalla denuncia sporta, nel mese di gennaio, al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro dalla vittima di gravi abusi, la quale, dopo un lungo e sofferto racconto riferiva una sequenza di fatti che dimostravano come, da oltre un ventennio, fosse caduta nelle mani di R.R., il quale, approfittando della sua fragile condizione psicologica, era riuscito a condizionare e a gestire l’intera vita della donna, grazie non solo a violenze fisiche, che pure si sarebbero palesate nel corso degli anni, ma, in particolare, creando una vera e propria situazione di soggezione psichica che annullava in maniera totale la volontà della donna, obbligandola a subire rapporti sessuali, violenze fisiche e vessazioni di ogni genere. Per tale motivo è stato contestato il reato di riduzione in schiavitù ai danni della vittima.



La vicenda in particolare aveva inizio nel 1998 quando la vittima, allora ventenne, conosceva R.R. in un centro per anziani della Piana di Gioia Tauro che, professandosi "sociologo", si offriva di aiutarla a curare una forma di anoressia di cui era affetta. Da quel momento, R.R. riusciva a conquistare la fiducia dell'intera famiglia della donna che, di lì a poco, sarebbe divenuta la sua vittima, dimostrandosi generoso e protettivo anche verso tutti gli altri componenti della famiglia della vittima accreditandosi quale massone, con numerosi agganci tra le forze dell’ordine, la politica, la magistratura e il clero. L'arrestato pertanto, negli anni successivi, riusciva ad illudere, soggiogare e coartare - fisicamente e psicologicamente - la vittima sino ad annullarne la forza di volontà, in quanto intimorita dalle possibili ripercussioni ove non avesse assecondato le richieste del suo "aguzzino-protettore". Richieste che, ben presto, sono degenerate in gravi violenze fisiche ed innumerevoli pretese di prestazioni di natura sessuale, sovente ottenute in maniera violenta.
Le difficili investigazioni hanno anche accertato che R.R. - nel quadro dei vent'anni di soprusi e violenze subìte - costrinse la sua vittima ad una cruenta interruzione di gravidanza, attraverso un'operazione clandestina condotta senza alcuna precauzione.


Il gip ha disposto nei confronti di R.R. la misura della custodia in carcere mentre nei confronti di F.R.D., gli arresti domiciliari per il delitto di stalking, in concorso con R.R., ai danni della donna. Infatti, a partire dall’anno 2017 i due arrestati avevano seguito con la loro autovettura reiteratamente la vittima, l’avevano minacciata anche di morte, portandosi fin sotto la sua abitazione, controllando ogni suo spostamento e cagionandole un perdurante e grave stato di ansia e di paura ed un fondato timore per la propria incolumità.

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