Ucciso e dato alle fiamme nel Vibonese, nel processo Maestrale le parole inedite della collaboratrice di giustizia sull’omicidio Giurlanda
Oksana Verman in aula ha sostenuto di aver conosciuto il ragazzo di Soriano prima che fosse vittima di un agguato nel 2008: «Venne a casa mia con due coppie e una bambina». Glielo avrebbe presentato Salvatore Pititto di Mileto
Riflettori accesi nel processo Maestrale-Carthago anche sull’omicidio di Francesco Antonio Giurlanda, il giovane di Soriano Calabro scomparso il 27 gennaio del 2008 e ritrovato carbonizzato nel bagagliaio della sua Fiat Punto in località “Signoretti-Cuturello” di Gerocarne in data 22 febbraio 2008.
Sono le dichiarazioni del tutto inedite di Oksana Verman, la donna ucraina che per 17 anni è stata l’amante di Salvatore Pititto di San Giovanni di Mileto, a riaccendere l’attenzione sul caso. Dichiarazioni prima rese in un verbale di interrogatorio del 27 febbraio 2023 e poi ribadite in aula nel corso della sua deposizione nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Maestrale-Carthago. Oksana Verman non ha fatto - sia in aula e neppure nel verbale di interrogatorio - il cognome di Giurlanda, ma ha riconosciuto nella sua foto il ragazzo portato nella sua abitazione di Ionadi da Salvatore Pititto. Si trattava di una casa isolata, non lontana da una polleria, e Salvatore Pititto – ritenuto esponente di spicco dell’omonimo clan di San Giovanni di Mileto – un giorno si sarebbe presentato in tale abitazione in compagnia di due coppie e di una bambina.
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“Una coppia era composta da un uomo giovane, di nome Tonino, ma non ricordo il nome della sua ragazza e avevano una figlia piccola. Salvatore Pititto – ha riferito la Verman – mi ha parlato solo di lui e mi disse che aveva fatto qualcosa di brutto e lo potevano uccidere. Cercavano un appartamento in affitto, ma alla fine non so se l’hanno trovato ed in ogni caso poi sono andati via”. Secondo il racconto di Oksana Verman, Salvatore Pititto le avrebbe raccontato che questo “Tonino” – riconosciuto in foto in Francesco Antonio Giurlanda – non poteva stare a San Giovanni di Mileto, perché aveva fatto del male a qualcuno. Infatti – ha dichiarato in aula la Verman – questo ragazzo poi Salvatore Pititto mi ha raccontato che non c’era più, che era stato ucciso”. Nel verbale di interrogatorio, la collaboratrice di giustizia ha altresì aggiunto che sicuramente tale “Tonino, la donna, la bambina e un’altra coppia sono rimasti” a casa sua a Ionadi “tutto il giorno”, anche se la donna non ricorda se gli stessi “si sono fermati poi a dormire”.
Salvatore Pititto, quindi, si sarebbe anche recato ai funerali della persona a nome Tonino, riconosciuta in foto dalla Verman in Francesco Antonio Giurlanda. “E le ha specificato Salvatore Pititto – ha chiesto in aula il pm Annamaria Frustaci – che cosa aveva fatto di male Tonino per cui non poteva più stare a San Giovanni di Mileto perché altrimenti avrebbero fatto del male a lui?”. Questa la risposta della Verman: “Mi sembra che abbia ucciso qualcuno, qualcosa del genere”. E il pm di rimando: “E le spiegò Salvatore Pititto perché questo Tonino si era rivolto a lui”? La risposta della collaboratrice: “No, questo non me lo ricordo”. Il pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Friustaci, al termine della deposizione della Verman ha così prodotto al Tribunale la scansione in bianco e nero della foto mostrata alla collaboratrice di giustizia con allegata la legenda che corrisponde a quella di Francesco Antonio Giurlanda, detto “Tonino”, nato a Vibo Valentia il 15 luglio 1975, residente a Soriano. Spetterà ora agli inquirenti stabilire se Francesco Antonio Giurlanda abbia avuto conoscenze a San Giovanni di Mileto ed in particolare con Salvatore Pititto e se lo stesso aveva o meno una bambina e sia stato portato nell’abitazione di Oksana Verman a Ionadi.
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L’omicidio Giurlanda archiviato a Vibo
Allo stato l’omicidio di Francesco Antonio Giurlanda rimane impunito. Nel marzo del 2010 la Procura di Vibo Valentia, con il pm Michele Sirgiovanni, era giunta all’avviso di conclusione indagini nei confronti di due indagati, uno di Soriano e l’altro di Gerocarne, per i quali in precedenza il gip e poi il Riesame avevano rigettato gli arresti. Venivano ipotizzati i reati di omicidio, detenzione e porto in luogo pubblico di arma da fuoco, distruzione di cadavere e danneggiamento seguito da incendio. L’inchiesta non ha però avuto alcuno sbocco processuale e il caso è stato poi archiviato. Nelle carte di tale indagine si parlava di un pranzo nel garage di uno degli indagati al quale avrebbe preso parte Francesco Antonio Giurlanda, finendo per litigare con il secondo indagato, un ragazzo di Soriano. Un’accesa discussione seguita da minacce reciproche. Causa scatenante il diverbio, secondo la ricostruzione della Procura di Vibo, il rifiuto esternato da uno dei partecipanti al pranzo a prender parte ad un brindisi proposto da Giurlanda. Le risultanze investigative, inoltre, avevano permesso di appurare “l’esistenza di vecchi rancori” tra le parti in causa, “verosimilmente ricollegabili ad un furto di gasolio perpetrato ai mezzi” di proprietà di uno degli indagati, custoditi in un oleificio di Soriano e di cui si sarebbe reso responsabile Giurlanda”.
Inoltre, secondo la ricostruzione degli inquirenti dell’epoca, la vittima (Giurlanda), prima di rientrare a Soriano, nel lasciare il garage avrebbe tirato due schiaffi all’altro indagato. Durante il tragitto verso casa, Francesco Antonio Giurlanda, dopo aver manifestato allo zio il proprio risentimento per la discussione, sarebbe però ritornato a Gerocarne, chiedendo scusa alle persone con le quali avrebbe litigato.
Rientrato a Soriano, il 28enne avrebbe invece informato il padre del proposito di vendicarsi, uscendo nuovamente di casa intorno alle 18, probabilmente armato di pistola. Alle ore 19.00, Francesco Antonio Giurlanda si sarebbe così presentato al cospetto delle persone con le quali aveva litigato, con il proposito di fare del male al ragazzo di Soriano. In tale lasso di tempo, Giurlanda ha invece trovato la morte. Tesi accusatorie che non sono state però ritenute sufficienti per mandare a processo i due indagati, tanto che il delitto resta allo stato del tutto impunito.