La lezione di Davigo: «Tutti parlano di corruzione, ma pochi la conoscono»

VIDEO | Il magistrato è intervenuto all'Università di Catanzaro per un evento pubblico sul contrasto a questo fenomeno. Con lui anche il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra

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di Rossella  Galati
8 aprile 2019
14:20

La legalità dell’azione amministrativa e contrasto alla corruzione, intorno a questo tema si sono ritrovati a confrontarsi all’Università Magna Graecia di Catanzaro relatori più che autorevoli. Alla prima sessione dell'evento organizzato dall’ateneo catanzarese e da Officine della Legalità con il patrocinio di Avviso Pubblico, che vedrà questo pomeriggio la partecipazione, tra gli altri, del ministro della giustizia Alfonso Bonafede, è stato Piercamillo Davigo, presidente di sezione presso la Corte di Cassazione, consigliere Csm, a spiegare cosa è la corruzione, qual è l’indice di percezione e soprattutto come evitarla: «Il problema è che anche se se ne parla molto la si conosce poco. Fino a quando la si tratta in modo diverso rispetto a come deve essere trattata, perché non la si conosce, è difficile ottenere risultati nel contrasto».

Per Davigo è l’orgoglio di appartenenza uno degli antidoti più efficaci contro la corruzione che, secondo il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra per essere sconfitta richiede una vera rivoluzione culturale. «Se la giustizia non funziona – ha sottolineato – il problema si riverbera su tutte le dimensioni della società calabrese. Qui ci sono forze sane ma ci sono anche forze terribilmente corrotte ed inquinate. È notizia che la procura di Salerno sta lavorando. Io spero che pertanto si chiarisca chi sia con lo Stato e chi lavora contro lo Stato».


 

Un passaggio, poi, sulle infiltrazioni della ndrangheta nella sanità calabrese. «Il decreto è uno strumento con cui si cerca di spazzar via quegli elementi, anche giuridici, che hanno consentito a tanti di far schifo - prosegue Morra -. È assolutamente vergognoso che sul diritto alla salute dei cittadini italiani, dei cittadini calabresi, qualcuno, cioè la ndrangheta, faccia affari con la collusione di uomini dello Stato. Dobbiamo riportare condizioni minime di legalità perché purtroppo in questi territori non ci sono state. Quando leggo, quando acquisisco con certezza che non sono stati presentati i bilanci, anche e soprattutto perché non c’è la contabilità, mi domando come venivano gestite aziende pubbliche. E tutti coloro che politicamente avevano responsabilità dovranno essere chiamati a rispondere di certe loro scelte».

Sono attesi per queso pomeriggio il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e il giornalista Marco Travaglio. Concluderà il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

 

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